Bergamo diventa scuola europea della chirurgia cardiotoracica

All’inaugurazione della nuova struttura è intervenuto il ministro Sirchia. Ogni anno 25 giovani da tutto il continente con i migliori docenti d’Europa

«Superare antichi modelli, puntare all’eccellenza clinica con tutti gli strumenti possibili senza ideologismi e schemi preordinati; evitare che gli italiani si rivolgano a strutture sanitarie straniere per soddisfare i propri bisogni di salute». Questo il messaggio che il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, ha rivolto alle autorità e ai medici intervenuti oggi all’inaugurazione della Scuola Europea di Specializzazione in Chirurgia Cardiotoracica, che comincerà le lezioni lunedì 3 marzo e richiamerà ogni anno a Bergamo 25 giovani specializzati in cardiochirurgia e chirurgia toracica provenienti da Paesi dell’Unione Europea e dell’ Est.

La Scuola ha sede nella ristrutturata villa Elios, all’interno delle cliniche Humanitas-Gavazzeni e il relativo master si propone di rendere il training formativo dei chirurghi cardio-toracici uniforme tra tutte le nazioni europee. Si tratta di un riconoscimento importante per Bergamo, che è stata scelta dall’European Association for Cardiothoracic Surgery come sede permanente di un’iniziativa didattica di eccezionale rilevanza scientifica.

La scuola potrà avvalersi di sei tra i migliori docenti in materia d’ Europa, tre stranieri e tre italiani, che si alterneranno nella settimana di lezione. Quest’anno sono previsti cinque corsi: tre dedicati ai cardiochirurghi e due ai chirurgi toracici. Otto ore di lezione al giorno, per una settimana, articolate su quattro livelli per i cardiochirurghi e su tre per i chirurghi toracici con due verifiche infrasettimanali. Il direttore della scuola europea è Ottavio Alfieri, primario di cardiochirurgia al San Raffaele di Milano, mentre condirettore è Lucio Parenzan.

«L’educazione permanente - ha aggiunto Sirchia - è alla base dell’eccellenza ed è importante che i giovani medici siano messi nelle condizioni di conoscere tutto ciò che la ricerca e la pratica clinica mettono a disposizione. Per quanto riguarda la qualità, come già avvenuto nell’ambito dei trapianti, occorre che quanto prima i risultati di alcuneprestazioni come il by-pass aortocoronarico e protesi d’anca vengano resi pubblici dalle strutture italiane, incentivando una sana competizione sull’eccellenza».

(01/03/2003)

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