Bertola condannato all’ergastolo
per l’omicidio Puppo in Brasile

La sentenza è arrivata nel tardo pomeriggio di venerdì 6 marzo. La Corte d’assise ha accolto le richieste del Pm.

Fabio Bertola è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Roberto Puppo, l’imprenditore di Osio Sotto ucciso nel 2010 in Brasile dove si era recato dietro la promessa di un lavoro remunerativo. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice Antonella Bertoja nel tardo pomeriggio di venerdì 6 marzo. La difesa ha già preannunciato ricorso in appello.

Come era già noto, la richiesta del pubblico ministero Carmen Pugliese era di ergastolo senza alcuna attenuante generica. Bertola è stato altresì condannato al risarcimento delle parti civili, nella fattispecie i genitori e la sorella di Puppo, da liquidarsi in sede civile con una provvisionale di 300 mila euro per ogni genitore e 200 mila per la sorella.

Bertola è accusato di essere il «regista» dell’omicidio di Roberto Puppo, l’operaio 42enne di Osio Sotto ammazzato brutalmente in Brasile nel 2010 allo scopo - secondo l’accusa - di intascare cinque polizze vita (con beneficiari la moglie di Bertola, Alberto Mascheretti e Valentino Masin) per un importo complessivo di 1 milione e 250mila euro.

Nella mattinata di venerdì 6 marzo c’era stato l’intervento di uno degli avvocati difensori di Bertola, Riccardo Tropea, che ha confermato la richiesta di assoluzione per il suo assistito. Assoluzione perché Bertola, per l’avvocato, non avrebbe mandato Puppo in Brasile per aprire un negozio online, visto che si sarebbe potuto aprire benissimo senza fare un viaggio in Sudamerica. Puppo sarebbe andato in Brasile per una ragazza brasiliana che aveva conosciuto. Se Puppo fosse andato effettivamente in Brasile per un lavoro propostogli da Bertola - ha argomentato l’avvocato - l’avrebbe detto alla sua famiglia, preoccupata perché il 42enne era rimasto senza lavoro, che invece era ignara di tutto.

Tropea ha aggiunto anche che quando è trapelata la notizia che una donna dal Brasile accusava Bertola è stato quest’ultimo ad andare subito dai carabinieri: «è stato - parole dell’avvocato - il comportamento, forse ingenuo, di una persona innocente che voleva far chiarezza sulla sua posizione».

Il pm Pugliese aveva ribadito la richiesta di ergastolo sottolineando: «Ci fosse stato il sì per la rogatoria in Brasile il processo da indiziario si sarebbe trasformato in un processo con prova testimoniale. Non l’avete voluta? Amen». Il pm ha inoltre chiesto che Bertola, attualmente agli arresti domiciliari per motivi di salute nella comunità di don Fausto Resmini, vada invece agli arresti domiciliari in un ospedale giudiziario perché - a condanna avvenuta - ci sarebbe il pericolo di fuga. La Corte ha disposto che il suo stato di salute venga valutato attraverso una perizia: l’incarico a riguardo verrà conferito il 12 marzo e l’esito sarà decisivo per la conferma o meno della misura in atto.

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