Bloccata nella roggia, la salva mister muscolo

Bloccata nella roggia, la salva mister muscoloProtagonista un artigiano della Bassa: donna di Soncino era intrappolata, lui ha sollevato l’auto

Ha salvato una donna che stava annegando nell’auto rovesciata in una roggia: con la forza della disperazione ha sollevato l’utilitaria, quanto bastava per scongiurare il pericolo di una morte atroce.

L’eroe della giornata, che con il suo gesto provvidenziale ha salvato la vita di una quarantottenne di Soncino, è Gianni Cantù, artigiano edile di 50 anni, che vive con la famiglia in un cascinale di Pumenengo, di fronte al Santuario della Madonna della Rotonda. I suoi 100 chili sono ben distribuiti su un metro e 80 d’altezza, con muscoli d’acciaio capaci di ribaltare un’auto. Tutto è accaduto lungo l’ex statale 235 tra i comuni cremonesi di Ticengo e Soncino. Erano da poco passate le 16,30 quando Cantù, di ritorno da Castelleone (Cremona) e diretto a casa, ha notato sul bordo della strada un furgoncino Fiat Fiorino con due persone che si agitavano.

«Ho proseguito per una cinquantina di metri guardando nello specchietto retrovisore - spiega l’artigiano -, pensavo che i due stessero guardando qualcosa nella roggia. Poi ho avuto un presentimento, come se qualcuno mi dicesse di fermarmi. Ho bloccato l’auto e sono corso verso i due che nel frattempo si erano lanciati in acqua». Gianni Cantù ha compreso subito la gravità del fatto: nel fossato c’era una Fiat Uno a ruote all’aria, immersa in un metro d’acqua, a circa due metri e mezzo dalla carreggiata: «Sono sceso dalla sponda e ho raggiunto i due extracomunitari (due rumeni che abitano nel Lodigiano) che guardavano nella Fiat Uno il cui abitacolo era immerso nell’acqua torbida».

Momenti drammatici durante i quali i due giovani (che con il Fiorino avevano urtato la Uno), presi dal panico, tentavano inutilmente di sollevare la testa della donna per tenerla fuori dall’acqua. Un’operazione resa problematica dalla cintura di sicurezza che la bloccava. «Ho capito che l’unica soluzione era di alzare l’auto e rovesciarla sulla sponda opposta - racconta Cantù -. Ho iniziato a sollevare la vettura e solo allora uno degli stranieri mi ha dato una mano a completare l’opera». Le incomprensioni linguistiche si sono annullate di fronte all’emergenza: «Parlavo in dialetto e mi rispondevano nella loro lingua - ricorda l’artigiano -, ma ci siamo capiti».

Dall’auto ribaltata è uscita l’acqua, liberando la donna che inizialmente non era cosciente. Cantù continua il suo racconto: «Abbiamo slacciato le cinture ed estratto la signora, forse sbagliando, ma è stato istintivo. Una volta sdraiata sul ciglio della strada abbiamo atteso l’ambulanza, ma vedevo che lei si muoveva e poco dopo ha aperto gli occhi, iniziando a parlare». Arrivati i soccorsi Cantù se n’è andato. Ha salvato la vita di una persona ma minimizza: «Ho fatto solo il mio dovere, niente più. L’importante è che quella signora stia bene, il resto non conta».

La donna è ricoverata all’ospedale di Chiari (Brescia) e ha chiesto ai carabinieri l’identità del suo salvatore. Lui, che nel salvataggio s’è contuso un ginocchio, ribadisce: «Era destino che andasse così, è una storia di quelle a lieto fine».

(30/06/2004)

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