Bossetti, il genetista Novelli:
«Il Dna non era degradato, anzi»

«Se si è partiti da un profilo genetico relativo a una persona di cui non si sapeva assolutamente nulla e si è riusciti a ricostruire il suo albero genealogico, quel profilo genetico poi tanto degradato non era, anzi». Non lasciano dubbi le parole del genetista Giuseppe Novelli.

«Se si è partiti da un profilo genetico relativo a una persona di cui non si sapeva assolutamente nulla e si è riusciti, in un bacino potenziale di miliardi di persone, a ricostruire il suo albero genealogico, a trovare un padre e stabilire che era figlio illegittimo, e infine a trovare il soggetto pienamente corrispondente, mi pare evidente concludere che quel profilo genetico poi tanto degradato non era, anzi».

Non lasciano spazio a dubbi le parole del professor Giuseppe Novelli, genetista e rettore dell’Università di Tor Vergata. Uno che quel dna lo conosce bene: il pm Letizia Ruggeri aveva consultato l’esperto, infatti, all’epoca delle indagini biostatistiche che furono svolte per ricondurre con certezza la paternità biologica di quel profilo genetico a Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999, figura cardine nell’inchiesta.

Quello del professor Novelli è dunque un parere autorevole, che si inserisce nel dibattito sorto dopo gli affondi della difesa dell’indagato, convinta che dalla relazione dei Ris di Parma si possa concludere che l’elemento dna «non sia così scevro da dubbi».

Sulla «degradazione proteica» di cui parlano i Ris nella loro relazione il professor Novelli è tranchant: «È chiaro: le proteine si degradano con il tempo, ma questo non vuol dire che non si riesca ad arrivare al dna. Figuriamoci, facciamo il dna anche all’uomo di Neanderthal».

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