Brasile, il giallo dello scomparso
s'«intreccia» con l'omicidio Puppo

Quella sull'omicidio Puppo è un'inchiesta condotta per lo più con i metodi investigativi classici, lo ha orgogliosamente rivendicato il pm Carmen Pugliese: pedinamenti, interrogatori, lampadine che s'accendono, tasselli che vanno a combaciare.

Quella sull'omicidio Puppo - l'operaio quarantaduenne di Osio Sotto fatto uccidere in Brasile il 24 novembre del 2010 per incassare le polizze sulla vita - è un'inchiesta condotta per lo più con i metodi investigativi classici, lo ha orgogliosamente rivendicato il pm Carmen Pugliese: pedinamenti, interrogatori, lampadine che s'accendono, tasselli che vanno a combaciare.

E, in fondo, è giusto che sia così in una vicenda romanzesca, che profumerebbe di arsenico e vecchi merletti, se non dovesse misurarsi con le scalcagnate velleità di tre tipi a corto di soldi. 

Chi ha architettato il piano - per gli inquirenti, Fabio Bertola, architetto di 45 anni, immobiliarista di Verdellino -, avrebbe  raccomandato - come racconta alla polizia brasiliana il diciassettenne che ha sparato - «di sottrarre alla vittima degli oggetti personali in modo da fare sembrare che si fosse trattato di una rapina».

In Brasile si consuma anche il giallo di Michele Maggiore. «Se entro tre mesi non rientro, manda qualcuno da Fabio». Lo ha detto alla madre prima di partire, il 26 maggio 2008, il trentaquattrenne di Verdellino di cui i suoi familiari non hanno notizie da cinque anni.

Quel Fabio a cui aveva fatto cenno è Fabio Bertola, una delle tre persone arrestate giovedì mattina perché considerate mandanti dell'omicidio di Roberto Puppo. Bertola quindi conosceva sia Puppo sia Maggiore e entrambi risulta che avessero deciso di recarsi in Brasile su suo consiglio.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, a Puppo Bertola aveva detto che nel Paese sudamericano avrebbe trovato un lavoro remunerativo.

Tutto su L'Eco di Bergamo del 6 giugno

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