«Buona scuola», oggi voto finale
Centomila assunti a settembre

Al terzo giorno di votazioni, il disegno di legge di riforma della scuola Giannini-Renzi, con una raffica di sì, è quasi arrivato in zona traguardo alla Camera. Mercoledì 20 maggio previsto il voto finale.

Martedì in tarda serata via libera anche all’articolo che prevede un piano di assunzioni a tempo indeterminato di precari a partire dal 1° settembre. I voti a favore sono stati 263 (i gruppi di maggioranza), i no 122 (M5S e FI, Lega e FdI), 25 gli astenuti (Sel). Il piano riguarda i vincitori del concorso del 2012 e gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Si tratta di circa 100.000 precari. Solo dopo un periodo di prova di un anno otterranno l’effettiva immissione in ruolo.

Il numero delle assunzioni (che riguardano solo la scuola primaria e secondaria), deve essere determinato dal ministero entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sulla base delle indicazioni dei dirigenti scolastici. Per il personale docente della scuola dell’infanzia e primaria continua invece ad applicarsi, fino a totale scorrimento delle relative graduatorie a esaurimento, la disposizione secondo cui l’accesso ha luogo per il 50% mediante concorsi per titoli ed esami e per il restante 50% attingendo alle graduatorie. A questi concorsi potranno accedere solo i candidati in possesso di abilitazione all’insegnamento. La maggioranza non ha mollato e ha tirato dritto, con buona pace di chi anche lunedì ha protestato davanti a Montecitorio e non solo. Il governo ha però ceduto sul «cinque per mille», capitolo che pur in maniera meno eclatante rispetto alla vexata quaestio del «preside-sceriffo», ha sollevato in queste settimane non poche polemiche e la preoccupazione del Forum del terzo settore per l’estensione della platea dei beneficiari. L’articolo 17 che trattava la materia è stato stralciato dal ddl come avevano chiesto le opposizioni; una decisione frutto della mediazione portata avanti dall’area della minoranza Pd che fa capo a Cesare Damiano.

Questione espunta dunque e rinviata – come ha spiegato in Aula il ministro Giannini – a un successivo provvedimento che affronti temi di natura fiscale. Una scelta che non fuga i timori dei Cinquestelle. «A quanto pare – spiega Giuseppe Brescia – la decisione non sarebbe stata presa per il merito della questione bensì per mera mancanza di copertura alternativa. Vigileremo affinché questa misura estremamente pericolosa per l’uguaglianza degli istituti scolastici non sia riproposta né al Senato né in nessun altro provvedimento». Sostanzialmente, a parte qualche piccolo ritocco qua e là, il testo, per ora, resta quello uscito dalla commissione Cultura e già si intravede la fine: oggi, esaurito l’esame dei 27 articoli del provvedimento, il ddl sarà licenziato. La partita proseguirà al Senato, ed è lì che i sindacati si aspettano quelle «aperture» promesse dall’esecutivo. Intanto, oggi, i segretari generali di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals si riuniranno per valutare la situazione e decidere i prossimi passi.

Aspettano la convocazione del ministro Giannini che aveva garantito loro un supplemento di confronto in settimana. «Nonostante gli interventi di Commissione e Aula sono ancora necessari cambiamenti profondi al testo in discussione alla Camera: restano i nodi critici contro cui il mondo della scuola è sceso in piazza lo scorso 5 maggio», fa notare il segretario confederale della Cgil, Gianna Fracassi, che, comunque, ritiene «un’ottima notizia» lo stralcio del 5 per mille dal disegno di legge.

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