Call centre dichiarato fallito: i dipendenti possono sperare di essere risarciti

È stata dichiarata fallita lo scorso 30 aprile dal Tribunale di Bergamo la Micro’ Form Italia, società di call center che reclutava collaboratori, retribuendoli con paghe da fame. La società era stata smantellata dalla Direzione provinciale del lavoro, proprio per le molteplici irregolarità riscontrate nella gestione delle collaborazioni.La decisione del Tribunale consentirà ai collaboratori economicamente maltrattati, di ottenere quanto dovuto per legge (se non dall’azienda, dal fondo speciale istituito dall’Inps): le paghe degli ultimi mesi, mai corrisposte, il trattamento di fine rapporto, le differenze retributive. Per questo gli uffici vertenze dei sindacati stanno già raccogliendo adesioni da parte di ex lavoratori e invitano chi avesse posizioni in sospeso con Micro’ Form a farsi avanti. Non solo dipendenti, ma anche collaboratori, qualifica che contraddistingueva la maggior parte degli operatori dell’azienda, che aveva sede in via Paglia. La curatrice fallimentare, Chiara Margotta, ha già preso visione degli atti disponibili, rilevando la presenza di oltre un centinaio di creditori (compresi dipendenti e collaboratori) e anche di debiti con alcune società committenti. Il resto della situazione dovrà essere chiarita direttamente dagli amministratori di Micro’ Form: tre francesi, due dei quali, l’ultimo legale rappresentante e l’ingegnere 32enne denunciato dall’ispettorato del lavoro, che figura come legale rappresentante al tempo dei fatti contestati. Dall’inizio dell’anno si erano resi irreperibili, ma sono stati contattati dalla curatrice. L’avventura di Micro’ Form a Bergamo era iniziata nel marzo del un piccolo ufficio di via Paleocapa. L’azienda, fondata nel Tolosa da un piccolo gruppo di soci, aveva iniziato a espandere la propria attività anche fuori dal territorio francese. In Italia, nella sede bergamasca, la ditta si era lanciata anche nel servizio di prenotazioni telefoniche che, secondo quanto contestato dall’ispettorato del lavoro, veniva svolto da centralinisti sottopagati (3,20 euro all’ora), con omissione di contributi e versamenti assicurativi per un totale di circa 60 mila euro. (13/05/2004)

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