Capitale cultura 2019: Bergamo ko
Tentorio: «Questa è una sconfitta»

Bergamo non resta in lizza. La nostra città, candidata a Capitale europea della cultura 2019, non ha superato la prima scrematura, come ha ufficializzato, venerdì 15 novembre, il ministero dei Beni culturali. Da 21 le candidate sono diventate sei, ma Bergamo non c’è.

Bergamo non resta in lizza. La nostra città, candidata a Capitale europea della cultura 2019, non ha superato la prima scrematura, come ha ufficializzato, venerdì 15 novembre, il ministero dei Beni culturali. La commissione giudicante ha ascoltato a Roma nei giorni scorsi tutte le audizione delle candidate e ha deciso per il no.

Bergamo non è entrata nella short list, cioè tra le sei superstiti che si contenderanno il prestigioso riconoscimento. Passano invece Cagliari, Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena. Erano 21 in partenza, e nel novero c’erano molte città decisamente quotate. Evidentemente la candidatura di «Bergamo oltre le Mura» non è stata considerata abbastanza forte da entrare in finale. La giuria si riunirà nuovamente nel terzo trimestre del 2014 e raccomanderà la città italiana da designarsi Capitale europea della cultura 2019.

Ecco quali erano le 21 candidate in ordine alfabetico: Aosta, BERGAMO, Cagliari, Caserta, Vallo di Diano e Cilento, Erice, Grosseto e la Maremma, L’Aquila, Lecce, Mantova, Matera, Palermo, Perugia con i luoghi di Francesco d’Assisi e dell’Umbria, Pisa, Ravenna, Reggio Calabria, Siena, Siracusa e il Sud-Est, Taranto, Urbino e Venezia con il Nord-Est.

Musi lunghi e grande delusione al Ridotto del teatro Donizetti dove la delegazione bergamasca ha atteso la comunicazione del risultato da Roma prima della relativa conferenza stampa. Il sindaco Franco Tentorio non ha usato giri di parole: «Questa è una sconfitta». Più polemici Luigi Ceccarelli, direttore artistico del Teatro Donizetti, e Valerio Marabini, consigliere comunale della lista Tentorio: «Sono entrate in finale città del centro-sud con amministrazioni di centrosinistra, è stata una scelta evidentemente geopolitica». In lacrime Claudia Sartirani, assessore alla Cultura: «Siamo molto amareggiati, ma per noi Bergamo resta una capitale della cultura e siamo intenzionati a non smantellare il comitato promotore che resterà punto di riferimento per diversi progetti che manterremo in vita. Non vogliamo disperdere il patrimonio di esperienze che abbiamo accumulato».

Lunedì 11 novembre la squadra bergamasca era stata a Roma per l’esame del ministero: presenti Federica Olivares coordinatrice del team di progetto della candidatura a Bergamo Capitale, passando per il sindaco Tentorio e l’assessore Sartirani fino al rettore Stefano Paleari, il presidente di Ubi Banca (e socio fondatore di BergamoScienza) Andrea Moltrasio, la medaglia d’oro paraolimpica Martina Caironi, il farmacologo Silvio Garattini, i direttori della Scuola di Belle arti della Carrara Alessandra Pioselli e della Fondazione Bergamo nella Storia Claudio Visentin, Ceccarelli e la canadese Gail Lord.

Un’ora e un quarto di colloquio con una giuria «molto preparata e che conosceva bene il dossier», era stato il giudizio della pattuglia bergamasca. E il primo cittadino di Bergamo, Tentorio, dopo l’«esame» si era sbilanciato: «Come è andata? Se i complimenti valgono, direi molto bene». Ma purtroppo non è andata come il sindaco e la delegazione bergamasca si attendevano.

Androulla Vassiliou, Commissaria per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, ha commentato: «Desidero congratularmi con le città per la loro nomination dopo la prima fase della competizione. Più di venti città - un numero record - sono entrate in corsa per il titolo. Questa è la prova della popolarità dell’evento “Capitale europea della cultura”. Il solo fatto di essere iscritte nell’elenco ristretto per l’attribuzione del titolo può arrecare alle città interessate importanti benefici a livello culturale, economico e sociale, a condizione che la loro offerta sia inserita in una strategia di sviluppo a lungo termine basata sulla cultura. Le Capitali sono l’occasione per i cittadini europei per imparare a conoscersi meglio, condividendo patrimonio storico e valori, in altre parole, per provare un sentimento di appartenenza ad un’unica comunità di cittadini europei. Incoraggio tutte le città preselezionate a sfruttare al meglio tale opportunità».

Conformemente alla decisione del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri, che definisce i criteri per il conferimento del titolo di Capitale europea della cultura1, l’Italia e la Bulgaria sono i due Stati membri protagonisti della manifestazione nel 2019. La preselezione in Bulgaria è in programma il mese prossimo. Dopo Marsiglia (Francia) e Kosice (Slovacchia) quest’anno, le future Capitali europee della cultura saranno Umea (Svezia) e Riga (Lettonia) nel 2014, Mons (Belgio) e Plzen (Repubblica ceca) nel 2015, Wroclaw (Polonia) e Donostia-San Sebastián (Spagna) nel 2016, Aarhus (Danimarca) e Paphos (Cipro) nel 2017 e La Valletta (Malta) nel 2018. Come Capitale europea della cultura per il 2018 è stata proposta anche Leeuwarden (Paesi Bassi).

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