Carovita, si riscoprono le riparazioni

Mercato in crescita del 30%: l’usa e getta fa retromarcia. I consumatori confrontano i prezzi

Se i prezzi salgono i soldi nella borsa calano. Il valore delle cose aumenta, la mentalità dell’usa e getta fa un passo indietro: si riscopre il verbo «aggiustare», cioè riparare, ovvero sistemare, acconciare.

«I soldi diminuiscono, non si può buttarli via. E gli oggetti vanno tenuti da conto: se si guastano si fanno riparare. Noi non siamo mai stati "consumisti", ma oggi meno che mai. Se l’aspiratore da tavolo si rompe, andiamo a ripararlo. Meglio spendere otto euro di riparazione che venticinque per comperarlo nuovo. A Bergamo ci sono degli ottimi e onesti riparatori di piccoli e grandi elettrodomestici», dice Carla Lupo Pasini, 53 anni, abitante in città, nel rione di Pignolo.

«Però bisogna trovare il riparatore giusto. A volte i centri di assistenza esagerano con i prezzi, oppure ti fanno aspettare mesi. Avevamo la lampada da tavolo che non funzionava, l’avevamo pagata trentamila lire otto anni fa. L’abbiamo portata a riparare, un paio di anni orsono: ci hanno presentato un conto di cinquantamila lire! Ecco, in quel posto non ci siamo più andati. Abbiamo trovato un nuovo riparatore che è davvero onesto. Si è rotta la stufetta elettrica che nuova costa circa cinquanta euro; la riparazione, un anno fa, è costata quindici e funziona ancora che è una meraviglia». Il parere dei consumatori suona in armonia, si cerca di riparare e di non gettare. Trovare il riparatore giusto non è facile.

Terzo concetto: gli oggetti vecchi spesso sono più affidabili di quelli prodotti oggi. Verità o leggenda? Sentiamo i riparatori. Secondo Andrea Braghin che nel suo negozio «Joe l’autoradio» in via Baioni ripara televisioni, hi-fi, aspirapolveri e un po’ di tutto, il lavoro non manca di certo: «Io non ho statistiche a portata di mano, ma certamente in questi dieci anni, da quando ho aperto, il lavoro è cresciuto in buona misura. La sensazione è che sì, in questo periodo la gente ci pensa due volte prima di sbarazzarsi di qualcosa. Ma è anche vero che devo ascoltare molte lamentele di persone che dicono di avere pagato certe riparazioni un occhio della testa, magari anche più del valore dell’oggetto. Io penso sia una questione di onestà. Come regola, quando supero una certa spesa, chiamo il cliente e gli chiedo se è deciso ad andare avanti». Bruno Ghilardi ripara piccoli elettrodomestici alla Cdr di via Cesare Battisti. Da venticinque anni.

«Non me ne parli. La vita si va facendo sempre più cara e più difficile, lo so bene io che sono un lavoratore dipendente. E infatti la gente si è fatta più attenta, di sicuro. Ma non soltanto ricorre più spesso alle nostre riparazioni, è anche molto attenta su quello che va a spendere. Il fatto è che anche i prezzi dei ricambi sono aumentati. Fino a pochi anni fa non c’era tutta questa attenzione da parte della clientela». «Adesso ti chiedono quanto spenderanno - prosegue Ghilardi -, che cosa bisogna effettivamente fare... È giusto. A volte chiedono il preventivo addirittura prima che sia stato aperto l’apparecchio per scoprire i motivi del guasto. Qui da noi arriva un po’ di tutto. Adesso è il periodo dei ferri da stiro a caldaia, prodotti che costano almeno cento euro, le riparazioni le effettuiamo senz’altro fino ai quaranta euro, oltre questo prezzo bisogna valutare bene insieme al cliente».

Valutare bene insieme al cliente. Non sempre accade. Spiega Anna De Martino, 68 anni, abitante in città, casalinga: «A noi è capitato con la televisione, aveva già qualche anno, sono venuti a prenderla quelli del centro di assistenza e poi ce l’hanno riportata. Abbiamo speso duecento euro, ci conveniva comprarla nuova».

Arno Lombardi ripara piccoli elettrodomestici al principio di via Galgario, da molti anni: «Io direi che il lavoro è cresciuto del trenta per cento in questi ultimi anni, il nostro lavoro aumenta quando girano meno soldi. Un po’ di tempo fa c’era euforia, se qualcosa si rompeva, via a cambiarlo. Adesso si è più ponderati, anche i ceti benestanti».

Ma come succede che un giovane tecnico decide di mettersi a fare il riparatore di piccoli elettrodomestici? Spiega Andrea Braghin, «Joe l’autoradio»: «Per passione. A me è sempre piaciuta l’elettronica, "pasticciare" con i componenti. Mi sono diplomato e poi ho iniziato a lavorare come tecnico dei distributori automatici, quindi sono entrato in un grosso negozio di televisioni e alta fedeltà».

«Nel 1993 ho aperto il mio negozietto di via Baioni, ormai dieci anni fa - aggiunge Braghin -. All’inizio non era facile mantenersi, ma adesso le cose vanno bene. Ho puntato sui piccoli elettrodomestici per differenziarmi dai riparatori di televisori e hi-fi che non mancavano, però ho sempre fatto di tutto. Comprese le autoradio di cui porto il nome. Oggi con le autoradio non lavori quasi più perché le auto sono già predisposte o addirittura le hanno già montate, ma dieci anni fa non era così...»

E Andrea Braghin spiega che molte cose sono cambiate in questi quindici anni. «Prenda i televisori, c’è stata una rivoluzione. Il Trinitron della Sony dodici anni fa era nettamente il migliore. Ogni casa allora produceva secondo la sua tecnologia. Oggi c’è un appiattimento, i televisori usano tecnologie simili, eccezion fatta per i modelli di avanguardia, come quelli al plasma. Quando mi chiedono che televisore tradizionale scegliere io rispondo: senz’altro il più economico, cambiano soltanto marchio ed estetica, la qualità della visione ormai è identica».

(03/10/2003)

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