Casa della Libertà, il progetto:
diventi un palazzo delle arti

Il progetto per far rinascere Casa della Libertà c’è già. Esce dal cassetto degli architetti Angelo Colleoni e Melania Licini, un «regalo alla città» che i due professionisti hanno elaborato in sei mesi, lavorando nel tempo libero. Una proposta di valorizzazione.

Il progetto per far rinascere Casa della Libertà c’è già. Esce dal cassetto degli architetti Angelo Colleoni e Melania Licini, un «regalo alla città» che i due professionisti hanno elaborato in sei mesi, lavorando nel tempo libero.

Una proposta di valorizzazione di un edificio simbolo della Bergamo moderna, dal grande valore architettonico, abbandonato a se stesso per la cronica mancanza di risorse da destinare a interventi pubblici e per quel suo peccato originale difficile da dimenticare.

Nel palazzo i simboli del periodo fascista sono più che evidenti: l’intitolazione ad Antonio Locatelli incisa sulla facciata, il grande affresco che ritrae il pilota triplice medaglia d’oro nell’atrio d’ingresso, la scritta «Credere, obbedire, combattere».

«Siamo convinti che il passato non si debba rinnegare ma reinterpretare – dicono i due professionisti –. Solo conoscendo la storia di questo monumentale edificio si può andare oltre la sua origine e individuarne una nuova funzione».

Nato come Casa del Fascio, dopo la Liberazione il palazzo diventa Casa della Libertà e negli anni va perdendo le sue funzioni. Oggi è in cerca di destinazione. Gli spazi sono immensi (8.800 metri quadri disponibili, che con le integrazioni ipotizzate dal progetto diventerebbero 11 mila), le altezze tutte da sfruttare (locali alti sino a sette metri). L’idea ora è di un palazzo delle arti per rivitalizzare il centro.

Per aggirare il problema legato alla proprietà dell’edificio (il Demanio), i progettisti suggeriscono che Prefettura, Comune e Provincia (le prime due istituzioni attualmente occupano parte degli spazi della Casa della Libertà) si alleino e, con la collaborazione di uno sponsor, mettano insieme i soldi necessari per valorizzare l’edificio e pagare i lavori, lasciando la proprietà del bene allo Stato.

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