Castelli e case di lusso pagheranno
Tasi, canta vittoria la minoranza Pd

Canta vittoria la minoranza Pd. Aver alzato la voce sulla legge di stabilità porta i primi frutti, «un primissimo passo avanti»: castelli e case di lusso non saranno esentate dalla Tasi. Nessun passo indietro, ribattono dalla maggioranza Dem: la platea dell’abolizione era oggetto di una valutazione sui costi dell’operazione e le proteste della minoranza, spiegano, si erano basate su bozze non confermate.

Ma l’annuncio di Matteo Renzi, alla vigilia dell’approdo della legge in Parlamento, abbassa leggermente la tensione nel partito ed è forse l’inizio di un «dialogo armato». Perché da un lato il governo conferma di voler garantire ogni spazio di confronto, pur difendendo senza tentennamenti l’impianto della manovra.

Dall’altro la sinistra Dem - quasi unanime - pur annunciando battaglia sulle misure più invise, dichiara fin d’ora che non farà mancare la fiducia al governo. Renzi difende la sua legge di stabilità. Lamenta polemiche pregiudiziali e «a prescindere» dall’interno del suo stesso partito. Insiste che tagliare le tasse non è né di destra né di sinistra, ma «semplicemente giusto». E rivendica che la manovra «finalmente riporta l’Italia al segno più».

«Alla fine della fiera, conta la realtà che è più forte di tutte le polemiche», scrive su Facebook. E così come il governo ha condotto in porto la riforma costituzionale, nonostante in tanti - per prima la minoranza - sosteneva che non avrebbe avuto i numeri, ora andrà «avanti tutta» sulla legge di stabilità, ribattendo con i fatti alle accuse su tasse, contante e anche slot machine.

Leggo molti commenti divertenti sulle anticipazioni della legge di stabilità che sarà formalmente presentata in...

Posted by Matteo Renzi on Martedì 20 ottobre 2015

Polemiche ancor più stupefacenti e strumentali, sottolineano i renziani, se si considera che, come ricorda lo stesso premier, erano stati «ironia della sorte, anche governi di centrosinistra», a esentare parzialmente le case di lusso dalla Tasi. E che ai tempi del governo Prodi, aggiunge Renzi, il limite all’uso del contante era a 5.000 euro.

Ma la minoranza Pd, pur avocando a sé una prima vittoria, non si considera soddisfatta: «Su castelli e case di lusso viene compiuto un primissimo passo, ancora del tutto insufficiente. Perché serve progressività: chi ha di più - afferma Roberto Speranza - deve pagare di più». I parlamentari della sinistra osservano come alcune parole d’ordine che il segretario associa alla sua manovra, come l’aggettivo «liberale» sull’innalzamento a 3.000 euro del contante, suonino «di destra».

Dunque, annunciano bersaniani e cuperliani, la battaglia andrà avanti per far sì che la legge di stabilità «non abbia un taglio da Partito della nazione ma da partito del centrosinistra». Se il governo, come probabile, metterà la fiducia sul testo, «non penso ci siano le condizioni per farla mancare», dice ancora Speranza. Se non si votasse la fiducia sulla manovra, infatti, osservano dalla minoranza, si dovrebbero trarre le conseguenze ed uscire dalla maggioranza e dal Pd. Ed è quello che farà con ogni probabilità Alfredo D’Attorre. Gli altri deputati e senatori della sinistra dichiarano invece che faranno una battaglia sul merito, per cambiare il testo «con richieste costruttive», sottolinea Gianni Cuperlo.

Un primo confronto diretto con Renzi dovrebbe avvenire nell’assemblea dei gruppi di Camera e Senato che potrebbe essere convocata per giovedì, prima della partenza del premier per il Sudamerica, o al suo ritorno. Ma il braccio di ferro si annuncia lungo e tutto politico: da questa legge di stabilità passa, affermano dalla sinistra Dem, la linea del Pd.

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