Cene, Schena racconta la sua verità
«Un raptus, poi volevo uccidermi»

«Sarebbe stato meglio se i soccorritori non mi avessero salvato la vita, se mi avessero lasciato lì a morire». In carcere, davanti al pm Fabrizio Gaverini che lo interrogava, Isaia Schena ha ammesso tutto e ha raccontato la sua versione.

«Sarebbe stato meglio se i soccorritori non mi avessero salvato la vita, se mi avessero lasciato lì a morire, come avrei voluto io, dopo quello che avevo fatto». In carcere, davanti al pm Fabrizio Gaverini che lo interrogava, Isaia Schena ha ammesso tutto.

Ha ammesso di aver ucciso Madalina Palade, 27 anni, ballerina romena di night club, spiegando di averlo fatto senza alcun motivo, in preda a un raptus. Ha confessato che al momento dei fatti era sotto effetto di alcol e cocaina. Ha chiarito che non era stata Madalina a ferirlo all’addome con una coltellata, nel tentativo di difendersi dalla sua furia omicida, ma di essersi pugnalato lui stesso, volutamente, per farla finita, rendendosi conto in un barlume di lucidità del terribile gesto che aveva compiuto.

L’interrogatorio si è tenuto venerdì scorso nella cella della casa circondariale di via Gleno, dove Schena si trova in custodia cautelare, dopo alcuni giorni trascorsi in ospedale per riprendersi dalla ferita che si era autoinferto. Inizialmente, ancora sotto choc, nel corso dell’interrogatorio di convalida del fermo per omicidio, il camionista di Cene si era avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari, Alberto Viti, assicurando però la sua disponibilità a chiarire i fatti successivamente, di fronte al pm Fabrizio Gaverini, una volta riacquistata la necessaria lucidità.

Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 2 aprile

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