Che cibo al figlio? Genitori in disaccordo
L’alimentazione decisa dal tribunale

Dal lunedì al venerdì, con mamma, il piatto principe è il riso bollito. Nel weekend con papà, invece, ci si rifà con grandi abbuffate da McDonald’s o dalla nonna paterna, a colpi di polenta, salsicce e gorgonzola.

La questione però, anziché risolversi a tavola, è piombata sul tavolo di un giudice del Tribunale civile di Bergamo. Contrapposti due genitori divorziati, in disaccordo sull’educazione alimentare del figlio dodicenne, Francesco (nome di fantasia, a sua tutela).La mamma dal 2006 non mangia la carne e ha sposato il regime alimentare macrobiotico. «Mi raccomando - precisa - non chiamatemi vegana, è un’altra cosa».

Quando l’ex marito ha saputo che anche Francesco seguiva la dieta macrobiotica è andato su tutte le furie. Ha accusato la donna di aver fatto di testa sua, senza coinvolgerlo nelle scelte riguardanti l’educazione (in questo caso alimentare) del figlio. Quindi ha rincarato la dose, rinfacciandole di mettere a rischio la salute del giovanotto, privandolo, con la dieta, di alcune sostanze che l’uomo riteneva necessarie per una corretta crescita.

Il papà inizialmente aveva pensato di risolvere la questione in maniera pratica: posto che in settimana il ragazzo seguiva il regime alimentare della madre, nel weekend, quando stava con lui, lo rimpinzava di carne, latticini e dolci. Così almeno sostiene l’ex moglie, che accusa: «Al lunedì mi tornava a casa con il mal di pancia!».

Non resta che portare la questione in Tribunale, a cui l’ex marito ricorre, chiedendo che il giudice «voglia assumere, in mancanza di accordo fra i genitori, gli opportuni provvedimenti con riguardo al regime alimentare del minore». A metà aprile le parti raggiungono un accordo: la madre si deve impegnare a cucinare la carne per Francesco almeno una volta durante la settimana, il padre, al contrario, non deve mettergliela nel piatto per più di due volte, nel weekend. Questione chiusa? Solo apparentemente.

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