Clusone, lo Stato vende il carcere

La notizia è di questi giorni: lo Stato sta per mettere in vendita otto carceri, ormai inutilizzate, in altrettante città italiane, compresa la casa di pena di Clusone.

Il decreto di trasferimento alla Patrimonio spa (società pubblica che si occuperà dell’alienazione), firmato dal ministero del Tesoro, è all’esame della Corte dei Conti: in realtà riguarda undici carceri inutilizzate, ma tre di queste sono supervincolate e quindi il loro trasferimento è ammesso «ai soli fini della valorizzazione». Tra gli immobili c’è appunto anche palazzo Busca, sede, per una parte, fino agli anni Settanta del carcere mandamentale dell’alta Valle Seriana, oltre che del comando della Guardia di finanza.

Palazzo Busca è un antico edificio, in via Bernardino Baldi, nella parte bassa del centro storico. Fu l’ultima dimora della famiglia Busca, che si estinse nella prima metà dell’Ottocento. «L’edificio - spiega Mino Scandella, esperto di storia locale oltre che assessore comunale alla Cultura - è un nucleo quattrocentesco che si sviluppa poi nel Seicento e nel Settecento. Si trova in una posizione particolare: sull’angolo est della città, vicino a quella che era la porta orientale, il cosiddetto Purtù. Ancora oggi gli anziani per quella zona dicono "al purtù"». L’edificio doveva avere un notevole valore artistico e architettonico. «Era affrescato all’esterno - aggiunge Mino Scandella -, soprattutto con dipinti seicenteschi di Pietro Antonio Sorisen. All’interno vi erano camini in pietra, che probabilmente sono stati portati via. Aveva anche caratteristici comignoli "a torciglione" del Seicento, citati in libri d’arte. C’è ancora il portale, anche se danneggiato, in pietra di Sarnico». Ma ora i segni del tempo e dell’abbandono gravano sul palazzo: la facciata grigia e scrostata, le imposte chiuse. Rimangono le sbarre alle finestre e la scritta «carceri mandamentali» nella parte che faceva da prigione. Un utilizzo, questo, cominciato poco più di un secolo fa quando, estinta la famiglia Busca, lo stabile passa al demanio.

«Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento - spiega Mino Scandella -, il palazzo viene occupato dagli uffici registro dell’Agenzia delle imposte e dalla caserma delle Guardie doganali. Diventerà poi sede della Guardia di finanza, che rimarrà lì fino agli anni Settanta. Sempre tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, una parte dell’edificio, probabilmente una dipendenza, venne adibita a carcere mandamentale. L’ultimo carcerato uscì nel 1972». Il palazzo prende il nome dalla famiglia che lo abitò. Con ogni probabilità i Busca erano presenti a Clusone già nel Quattrocento. «Fra gli esponenti della famiglia - racconta l’assessore Mino Scandella - spicca Giacomo Busca, o de Buschis, che ha dipinto l’interno dell’oratorio dei Disciplini.

È lo stesso pittore dell’oratorio del Crocifisso a Solto Collina e, probabilmente, dell’affresco miracoloso di Ardesio». Una famiglia importante quella dei Busca: «Il loro stemma non esiste più - continua Scandella -, ma sono in grado di ricostruirlo: diviso in cinque parti, vi erano raffigurati un avambraccio, un’aquila, una porta merlata, due cipressi e due galletti. I colori erano rosso e oro». Il rango, come spesso accade, chiama il potere e anche la famiglia Busca si trovò coinvolta in lotte per il predominio politico. Nel XVII secolo i Busca si scontrarono con la famiglia Fogaccia: motivo del contendere la nomina del podestà. La disputa degenerò anche in scontri a livello fisico. Per riportare la pace dovettero intervenire i rettori veneti (era il periodo del dominio della Serenissima). A Venezia i Busca avevano attività mercantili. Durante la peste del 1630 si resero protagonisti di un nobile gesto: riuscirono a far arrivare a Clusone carichi di frumento per la popolazione affamata.

Adesso palazzo Busca si avvia verso la vendita e, forse, verso un futuro più roseo. Il Comune non ha mai nascosto l’interesse per l’immobile, lo conferma il sindaco Guido Giudici: «C’è una prelazione da parte del Comune, ma aspettiamo la valutazione del ministero. Potrebbe essere percorribile la strada dell’edilizia convenzionata, queste operazioni vanno in porto con l’appoggio di partner privati».

(21/3/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA