Colf e badanti: 3 su 4 sono in nero

Nella Bergamasca ci sono tra le 8.000 e le 9.000 collaboratrici domestiche (su un totale di circa 13.000) senza un contratto di lavoro regolare: un vero esercito di lavoratrici sconosciute al Fisco e senza tutele sindacali,. In sostanza 3 colf su 4 lavorano in nero e gran parte di loro sono straniere e senza permesso di soggiorno: filippine, ucraine, boliviane. La domanda di colf e badanti intanto è crescente e i numeri stabiliti dai flussi sono assolutamente insufficienti: in Lombardia coprono solo il 15% del fabbisogno.
Della piaga del lavoro nero nel settore dell’assistenza domiciliare e della collaborazione domestica si è parlato al Congresso regionale di Federcolf (La Federazione sindacale dei collaboratori domestici). Due, secondo i partecipanti al Congresso, i principali ostacoli all’emersione dalla irregolarità, quelli che, secondo un operatore Apicolf, fanno desistere metà delle famiglie dall’assunzione regolare: la scarsità di aiuti da parte dello Stato a chi ha bisogno di assistenza a casa, da una parte; dall’altra, l’attuale legislazione, definita «ipocrita» perché, secondo Federcolf, «è impossibile, come pretende la normativa dei Flussi, assumere qualcuno che vive in un Paese straniero che neanche si conosce per la cura di sé o di un proprio caro». L’ipocrisia, sostengono gli addetti ai lavori, sta proprio nel fatto che non si vuole riconoscere quello che sanno tutti: «Cioè, che le lavoratrici che vengono assunte dall’estero, in realtà, sono tutte (o quasi) già qui e fino a ieri lavoravano in nero».

(12/04/2008)

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