«Colpito da fucilata, non sono stato soccorso»

Operaio di Alzano investito da una scarica di pallini nel bosco: ha perso la vista all’occhio sinistro

Dall’occhio sinistro non potrà più vedere. I medici hanno fatto di tutto per salvarglielo, ma quanto gli è capitato, oltre che restare indelebile nella sua memoria, rimarrà per sempre impresso anche sul suo viso. Adriano Licini, 5i anni, operaio di Alzano Lombardo, ha l’occhio sinistro coperto da un tampone. Dal suo letto dell’ospedale Bolognini di Seriate parla con voce pacata e sicura, ma il morale è a pezzi. Mentre era impegnato a cercare funghi in un campo vicino a casa, alla frazione Burro di Alzano, è stato investito da un colpo sparato da un fucile a pallini, di quelli utilizzati dai cacciatori per le piccole prede: un colpo quasi certamente accidentale. Adriano Licini non ha visto chi gli ha sparato, ma di una cosa è sicuro: dopo l’incidente nessuno si è avvicinato per soccorrerlo. Ed è questo che l’ha ancor più sconvolto.

«Chi mi ha sparato – racconta – ha preferito allontanarsi, nonostante le mie grida di dolore. Grondavo sangue, non vedevo più niente e sono rimasto solo, in mezzo al bosco. Per fortuna non ho perso i sensi. Ho dovuto camminare per un centinaio di metri, cercando di intravedere qualcosa, finché ho incontrato un ragazzo che mi ha accompagnato a casa». Un incidente improvviso e inimmaginabile, che al cinquantunenne ha completamente cambiato la vita. Il fatto risale a domenica 9 novembre, ma soltanto martedì scorso i medici hanno comunicato a Licini che non potrà più vedere con l’occhio sinistro.

«Sono stato investito da una pioggia di pallini – racconta l’operaio –, sicuramente decine e decine. Ricordo soltanto che attorno a me, al momento dell’incidente, non c’era nessuno. So che quella è una zona di caccia, ma pensavo che i cacciatori stessero attenti, sempre che sia un cacciatore quello che mi ha colpito. E va bene che sia stato uno sparo sicuramente accidentale, ma mi aspettavo che chi ha premuto il grilletto si fermasse a prestare soccorso».

Dopo il fatto Licini ha provveduto a presentare una denuncia contro ignoti ai carabinieri di Alzano, che hanno ascoltato il suo racconto in ospedale. Licini, che lavora come operaio tessitore, è sposato e ha un figlio di 23 anni: vive con la famiglia in località Burro di Alzano.

«Erano da poco passate le 16,30 – ricorda Licini – e mi trovavo a non più di 250 metri da casa mia, in un piccolo bosco, intento a cercare funghi, a nord della frazione. Vicino a me non c’era nessuno, ne sono sicuro. Chi ha sparato era sicuramente a quindici, venti metri di distanza. È stata questione di un attimo: mi sono sentito arrivare addosso questa raffica di pallini che arrivavano dalla mia sinistra. Ho capito quasi subito cos’era successo: sono stato colpito al viso, sulla testa e sulla schiena. Tantissimi pallini da pochi millimetri sparsi in tutto il corpo. Mi sono subito messo a urlare e a chiedere aiuto. Ma nessuno si è avvicinato a me: chi ha sparato è impossibile che non mi abbia sentito. Ma ha preferito dileguarsi, senza soccorrermi. Grondavo sangue dalla testa e dagli occhi, non vedevo assolutamente niente. Avevo questi pallini da tutte le parti: molti ne ho ancora addosso anche adesso. Per fortuna non ho mai perso i sensi, altrimenti sarei rimasto in quel bosco per chissà quanto tempo. Non so come ho fatto a spostarmi verso casa. A un certo punto ho incontrato un ragazzo di Burro che mi ha soccorso e mi ha aiutato a raggiungere la mia abitazione».

In casa c’era la moglie Chiara: «Adriano è entrato grondante sangue. Non lo riconoscevo più: il suo volto era diverso, sfigurato. Siamo subito andati all’ospedale di Alzano: l’ho accompagnato in auto. Era sconvolto e dolorante». Dopo una prima visita all’ospedale di Alzano, Adriano Licini è stato trasferito in ambulanza al Bolognini di Seriate. La mattina successiva è stato sottoposto a un intervento chirurgico. I medici hanno cercato in tutti i modi di salvargli l’occhio e di limitargli le ferite, ma purtroppo non c’è stato niente da fare.

L’operaio non potrà più tornare a vedere dalla parte sinistra: «Non so per quanto ancora dovrò restare in ospedale. Le ferite sono parecchie e la degenza sarà ancora molto lunga. Davvero mi chiedo perché la persona che mi ha sparato, anche se non lo ha fatto apposta, ha preferito darsela a gambe in modo così meschino».

(21/11/2003)

Fabio Conti

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