Così cambierà il canone Rai
«Si paga in base ai consumi»

Rivoluzione per il canone Rai. Al posto del canone unico (oggi 113,5 euro) arriverà un’imposta flessibile ad importo variabile legata ad un nuovo indicatore che fotograferà i consumi, cioè la capacità di spesa delle persone. In pratica in base ai consumi.

Il nuovo canone non si pagherà con la bolletta elettrica, non si tramuterà in una gabella legata alla casa come in Francia e in Germania ma «al di là delle modalità di versamento che troveremo d’intesa con il ministero dell’Economia, quel che conta sarà la logica: pagheremo tutti, pagheremo con più equità» dice a La Repubblica il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli.

Al posto del canone unico (attualmente di 113,5 euro) arriverà un’imposta flessibile ad importo variabile legata ad un nuovo indicatore che fotograferà i consumi, cioè la capacità di spesa delle persone. In pratica in base ai consumi.

«L’effetto - sostiene Giacomelli - è che avremo un canone più basso che in passato, almeno per le famiglie in difficoltà e molto meno impopolare. Lavoriamo - conclude - per rinsaldare un patto di fiducia tra la Rai e il suo pubblico».

Dopo l’intervista del sottosegretario Antonello Giacomelli «rilanciamo - scrive l’esecutivo Usigrai in una nota - la nostra richiesta di convocazione di un tavolo governativo con sindacati e azienda. Il taglio di 150 milioni, la riflessione sul canone, un nuovo piano editoriale per l’azienda non sono temi che possono essere affrontati a colpi di comunicati e interviste» Per l’Usigrai, dal dibattito mancano del tutto «i 3 temi fondamentali: il governo non dice una sola parola sulla riforma dei criteri di nomina dei vertici Rai. Evidentemente si vuole una Rai ancora al guinzaglio dei partiti.

Un guinzaglio reso ancora più corto oggi affermando il precedente pericolosissimo per il quale il governo di turno può mettere le mani nel bilancio dell’azienda di Servizio Pubblico: creare dipendenza economica per garantirsi l’asservimento. Non è mai accaduto nel nostro Paese, neanche nelle fasi peggiori del conflitto di interessi. Non è accaduto in nessun Paese europeo.

Manca un qualunque piano strategico sul Servizio Pubblico, sull’informazione, sul tema delle reti e delle torri di trasmissione» Nella nota il sindacato sottolinea di «avere un progetto di autoriforma da mettere sul tavolo. Ma a un dialogo per riformare e innovare, il governo preferisce provvedimenti spot. Non permetteremo mai lo smantellamento della presenza sul territorio della Rai, la svendita delle torri e l’indebolimento dell’informazione di Servizio Pubblico»

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