Dall'Aquila a Terno d'Isola
per una famiglia di albanesi

Il loro appartamento è stato semidistrutto dal terremoto e ora hanno trovato un tetto nella sede degli alpini a Terno d'Isola. Una sistemazione temporanea in attesa di poter trovare un nuovo alloggio, ma anche un lavoro. È la vicenda di una famiglia albanese, padre, madre e due figli, che viveva all'Aquila, al quinto piano di un palazzo sito in via Francesco Filomusi Guelfi, a pochi metri dal centro storico della città, dietro al tribunale.

La notte della forte scossa del terremoto, avvenuta alle 3.32, fortunatamente erano in macchina: avevano lasciato l'appartamento perché le precedenti scosse di terremoto tra mezzanotte e l'una li avevano impauriti. Dormivano in macchina «Abitiamo al quinto piano di un palazzo e le scosse sentite dopo la mezzanotte ci avevano spaventati - racconta Mustafa Kapllani, 47 anni, originario di Scutari (Albania), da 11 anni all'Aquila dove lavora come muratore -. All'una ce n'è stata una molto forte, che ci ha spaventati, decidendo quindi di scendere a dormire in macchina».

Non è la prima volta che Kapllani affronta un terremoto: «Era il 1979 quando a Scutari c'è stato il terremoto e io l'ho vissuto di persona. Quindi, con mia moglie Drite, mia figlia di 13 anni e mio figlio di 7 anni, siamo andati a dormire in auto, che ho parcheggiato nel grande parcheggio vicino a casa, lontano dalle case. Alle 3.32 abbiamo avvertito la forte scossa. Ci siamo svegliati e abbiamo visto dai palazzi vicini uscire le persone di corsa, spaventate. Il palazzo dove abitiamo noi si è lesionato, ci sono stati anche diversi feriti. Le altre scosse hanno fatto crollare dei muri: non siamo riusciti a portare via niente, solo quello che avevamo in quella notte».

Con la famiglia Kapllani è rimasto in città lunedì, dormendo ancora in macchina, una Ford Escort. Martedì la moglie Drite ha chiamato il fratello Dini Gani, 53 anni, che abita in via Bravi a Terno d'Isola, in un appartamento che divide con altri albanesi. Il fratello si è offerto di ospitarla ma fino a venerdì, quando sarebbero rientrati da una trasferta i suoi quattro coinquilini. «Piuttosto che continuare a dormire in auto abbiamo lasciato l'Aquila e venuti a Terno - continua il racconto Kapllani - ci siamo recati in Comune a chiedere se c'era a disposizione un alloggio. Abbiamo parlato con il sindaco e poi con l'assistente sociale. Purtroppo, non trovando un appartamento, ci hanno messo a disposizione oggi la sede degli alpini. Il capogruppo degli Alpini e Protezione Civile, Pietro Cattaneo, è stato molto generoso con me e la mia famiglia».

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