Danneggiati dall’alluvione, ora multati dal fisco

Le aziende rimasero a lungo isolate per la frana, ma il governo concede il beneficio solo a chi ha perso il 20 per cento del patrimonio. Imprenditori delusi: non abbiamo pagato le tasse perché ci era stata promessa la proroga dei termini

Oltre al danno la beffa. E che beffa. Gli industriali di Brembilla questo proprio non se l’aspettavano. Subito dopo la frana che aveva isolato il paese, c’era stato l’impegno dei politici per la proroga delle scadenze tributarie. Poi è arrivato il decreto del governo, che invece, li ha esclusi, prevedendo la proroga solo per chi ha avuto danni pari o superiori al 20 per cento del patrimonio. Ora, a giugno, ci sarà la multa per il mancato pagamento. Così ai danni derivanti dall’alluvione si aggiungerà la beffa dell’ammenda. Danni su danni. A meno che la promessa fatta dal governo venga mantenuta nei prossimi giorni, con un nuovo provvedimento legislativo ad hoc, annunciato recentemente dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi. Ma gli industriali, sembra di capire, ci credono poco.

Riassumiamo i fatti: l’alluvione che cancella parte della frazione Camorone e mette in ginocchio l’economia di Brembilla è del 27 novembre. «Nei giorni immediatamente successivi – ricorda Walter Giupponi, dirigente della Gervasoni spa – in un incontro con amministratori e politici, ci era stata promessa la proroga delle scadenze dei pagamenti. In particolare l’impegno era arrivato dal ministro Mirko Tremaglia, nel corso di una riunione con amministratori, industriali e altri politici. Così alla scadenza naturale per i pagamenti, ovvero il primo dicembre, la quasi totalità delle imprese ha ascoltato le promesse fatte, e non ha versato il dovuto. La sorpresa è arrivata col decreto governativo del 5 dicembre, quando abbiamo scoperto di essere stati esclusi. La proroga fino al 31 marzo, infatti, vale solo per chi ha subito danni pari o superiori al 20 percento del patrimonio. Le industrie di Brembilla, però, non hanno avuto danni diretti dalla frana di Camorone. Le perdite ci sono state a seguito dell’isolamento del paese: l’unica via di comunicazione era la tortuosa strada comunale che passa da Sant’Antonio Abbandonato, dove però non potevano transitare mezzi pesanti».

Danni indiretti, quindi, ma comunque ingenti, sostengono gli industriali, per il perdurare dell’isolamento. «Danni, che in quanto indiretti, è impossibile dimostrare e calcolare esattamente come vuole il decreto – continua Giupponi –. Se non ci saranno altre leggi, a giugno dovremo pagare un’ammenda del 6 per cento, sul tributo da versare, più un’altra percentuale sugli interessi. Tutte le aziende che non hanno ancora pagato dovranno versare migliaia di euro in più».

«Nessuno di noi, in quei momenti drammatici per la comunità, propose la proroga delle scadenze per i pagamenti dei tributi – aggiunge Aldo Arditi, titolare dell’omonima impresa –. Avevamo ben altro a cui pensare. Le case crollavano, le comunicazioni erano interrotte e il lavoro delle ditte rischiava di fermarsi. L’impegno arrivò proprio dai politici, dal governo. Pubblicamente ci venne promessa questa proroga. Accogliemmo la promessa di buon grado. In quei giorni la nostra decisione ci sembrava naturale: la maggior parte di noi non pagò le tasse, in attesa del decreto. Decreto che poi è arrivato, ma non includeva la nostra situazione. Nessuno di noi aveva avuto danni diretti e quindi quantificabili. Da allora, la maggior parte di noi, ha atteso il provvedimento che ci consentisse di evitare la multa. Abbiamo avuto anche il sostegno e l’azione dell’Unione industriali, ma invano. Oggi speriamo ancora che qualcosa possa cambiare, che arrivi qualche legge apposita. Ma visto il tempo che è trascorso ci crediamo sempre meno».

Arditi conclude: «Vista la situazione ho fatto una proposta al sindaco: perché non versare l’importo della multa agli alluvionati della nostra comunità, anziché allo Stato? Ovviamente la proposta non potrà essere accettata. Si tratta di una provocazione».

Una provocazione che dà però l’idea dello stato di rassegnazione e della rabbia degli industriali (sono circa una sessantina le imprese maggiori) di Brembilla. «La maggior parte degli industriali non ha ancora pagato i tributi – dice il sindaco di Brembilla Carlo Salvi – e quindi riceverà la multa a giugno. A questo punto sarebbe stato meglio pagare subito alla scadenza naturale. Dopo le tante promesse fatte, quanto è successo ha lasciato tutti con una grande delusione».

Su L’Eco di Bergamo del 31 marzo 2003

Giovanni Ghisalberti

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