«Devo solo prenotare un’ecografia
Un’impresa titanica, una vergogna»

Dovevo solo prenotare una ecografia al seno e questa semplice operazione è diventata un’impresa titanica. E ho fallito». È l’avventura-disavventura di una nostra lettrice che ci racconta cosa le è successo in una mattinata agostana, rimbalzata da una struttura all’altra.

«Dovevo solo prenotare una ecografia al seno e questa semplice operazione è diventata un’impresa titanica. E ho fallito». È l’avventura-disavventura di una nostra lettrice che ci racconta cosa le è successo in una mattinata agostana, rimbalzata da una struttura all’altra con chi neppure risponde al telefono dopo interminabili attese.

«Ho in mano l’impegnativa del mio medico di base per un’ecografia al seno e non faccio altro che compilare il modulo on line, utilisssimo, per la prenotazione all’Humanitas Gavazzeni - spiega -. In nemmeno due ore sono ricontattata telefonicamente sul mio cellulare ma purtroppo dall’altra parte della cornetta mi dicono che per questa prestazione non c’è posto fino al 2015. In regime privato? Il 1° settembre alle 15».

La lettera continua: «Lascio perdere e tento con la Clinica Castelli: al numero segnalato sul sito web per le prenotazioni in regime di servizio sanitario, un messaggio dice di ritentare più tardi perchè le linee hanno raggiunto il limite massimo. Riprovo più volte e siamo alla solita storia. E pensare che si tratta del 21 agosto: mi chiedo cosa possa succedere con la ripresa delle attività a settembre...».

Non mi resta che tentare con il Cups della Regione Lombardia che gestisce le prenotazioni del Papa Giovanni, l’ospedale di Bergamo: salta la linea 4 volte dopo iperbole di numeri e minuti che se ne vanno. Al quinto tentativo risponde l’operatrice che mi chiede tutte le informazioni. Fornisco codici, numerini, di tutto di più, ma alla fine mi sento rispondere picche: per questa prestazione devo chiamare direttamente l’ospedale. Non poteva dirmelo subito? E no, il mio tempo vale poco, a quanto pare, e anche la mia salute. E allora passo al numero del Papa Giovanni: 25 minuti di attesa e sono ancora in linea, mentre scrivo questa mail. Ora stacco la comunicazione e mi chiedo: questa è civiltà? Per me è una semplice vergogna». E conclude: «Il ticket lo pago e l’ho sempre pagato».

Intorno alle 12.30 una seconda mail della lettrice: «Ce l’ho fatta! Alla Clinica Castelli, per la fine di novembre. Non si tratta di un’urgenza per carità, ma quello che più mi sconvolge non è tanto l’attesa di settimane che, comunque è preoccupante per chi ha invece premura, quando call center che non rispondono e le attese interminabili al telefono per nulla. Serve un servizio migliore, soprattutto dalle strutture pubbliche, in primis il Call center della Regione».

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