Dimore storiche e maestri del design
Serafini si racconta a Palazzo Moroni

Mercoledì 16 settembre ritornano gli appuntamenti con il design. Luigi Serafini si racconta a Palazzo Moroni alle 21, in dialogo con Giacinto di Pietrantonio, Direttore GAMeC.

Tra le novità di quest’anno la possibilità di visitare l’allestimento prima dell’incontro alle 20. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti Prenotazioni online sul sito dimoredesign.it. Luigi Serafini nasce a Roma nel 1949. Durante gli studi di architettura, Serafini lavora con Maurizio Sacripanti e Luigi Pellegrin. Nel 1971 viaggia attraverso gli Stati Uniti con sacco a pelo e Rolleiflex e si ferma a lavorare da Paolo Soleri presso la nascente Arcosanti. Nel 1972 scende fino a Babilonia, lungo l’Eufrate. Nel 1973 visita l’Africa equatoriale e il fiume Congo. Successivamente comincia la carriera come architetto. Nel 1981 pubblica la prima edizione del Codex Seraphinianus con Franco Maria Ricci Editore, che richiama l’attenzione di Roland Barthes e su cui Italo Calvino scrive un saggio pubblicato nella raccolta “Collezione di sabbia” (Oscar Mondadori).

Serafini oltre a essere pittore, scultore, ceramista, orafo, regista d’opera, scenografo e critico compie le sue brave incursioni nel campo del design, come nel 1981 con il collettivo Memphis di Ettore Sottsass e poi con progetti dall’impronta chiaramente metalinguistica, come le sedie «Suspiral» e «Santa» per Sawaya & Moroni o i vetri e le lampade per Artemide. Espone in Italia e all’estero in mostre personali e collettive. Il Pac di Milano gli ha dedicato nel 2007 una «Mostra ontologica» di successo. Ha pubblicato racconti con Fandango, Bompiani, Archinto, nonché articoli su numerosi quotidiani italiani e ha collaborato con programmi di Rai Radio Tre.

Il titolo dell’allestimento è «Ritorno in via Porta Dipinta 12, 28 anni dopo», una serie di repaintigs ispirati alle opere di Pietro Benvenuti e di Sebastiano Ricci, oltre a una serie di tavole del celebre Codex Seraphinianus e della Storia Naturale, erbario di botanica parallela.

L’allestimento prende spunto da un ricordo dell’artista legato alla Dimora: «Ricordo una bella cena con amici a Palazzo Moroni 28 anni fa, ospiti di Lucretia Moroni, conosciuta a Soho, NY City. Era, ahimè, assente il dipinto del Moroni “Il Cavaliere in Rosa”, partito per l’Hermitage di San Pietroburgo. Alcune coincidenze mi riportano ora nello stesso luogo, ma con dei miei lavori, tra cui il Codex Seraphinianus, allora all’inizio della sua avventura e ignaro di future edizioni russe e cinesi. Tornare così a Palazzo Moroni è un’emozione da condividere come a una festa di compleanno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA