Dopo il braccio di ferro Apple-Fbi
anche Twitter nega i dati al governo Usa

Dopo il braccio di ferro tra Apple e l’Fbi per lo sblocco dell’iPhone di uno dei killer di San Bernardino, si profila un altro duello tra il governo Usa e la Silicon Valley in tema di privacy e terrorismo.

Questa volta sarebbe Twitter a negare l’accesso ai dati, in particolare a quelli del servizio Dataminr che passa al setaccio in tempo reale i cinguettii, li analizza e invia degli «alert» in caso di attacchi terroristici o disordini politici. Dataminr, ad esempio, ha messo in allerta l’intelligence americana sugli attacchi terroristici a Parigi dello scorso novembre, subito dopo il loro inizio. E a marzo ha avvisato di quelli di Bruxelles dieci minuti prima che la notizia si diffondesse attraverso i media.

Il divieto di Twitter non è stato annunciato pubblicamente ma è stato rivelato dal Wall Street Journal che cita un alto funzionario dell’intelligence Usa. Secondo questa fonte, la società guidata da Jack Dorsey si è mossa in questa direzione perché non vuole apparire contigua al governo Usa agli occhi dei suoi utenti. «I nostri dati sono in gran parte i pubblici e il governo americano può controllare gli account pubblici da solo, come può fare qualsiasi altro utente», ha spiegato Twitter che ha una policy restrittiva nei confronti delle società terze che vendono informazioni ai governi per motivi di sorveglianza.

Non è chiaro, allora, come mai abbia consentito per ben due anni a Dataminr, di cui detiene il 5%, di vendere alle società di intelligence il flusso dei suoi «tweet» e le relative analisi. Dataminr è stata fondata nel 2009, ha 150 impiegati e il quartier generale a New York. Nata per analizzare dati economici ha poi applicato ad altri settori il suo metodo di incrocio di messaggi sui social media, dati geografici e informazioni di mercato. In accordo con Twitter ha anche lanciato «Dataminr for News» che mette in guardia i giornalisti sulle breaking news ed è usato da centinaia di testate giornalistiche nel mondo. Oltre agli attacchi terroristici di Parigi e Bruxelles, Dataminr è stata in grado di notificare ai suoi clienti anche gli attacchi dell’Isis in Libia e la crisi politica in Brasile.

«È ipocrita da parte di Twitter negare dati all’intelligence ma poi venderli al settore privato», ha commentato John Inglis, ex vice direttore dell’Nsa. È solo l’ultimo episodio in tema di privacy e terrorismo che vede contrapporsi una grande azienda tecnologica al governo Usa. Per mesi è salita alla ribalta la disputa tra Apple e l’Fbi per lo sblocco dell’iPhone del killer di San Bernardino: l’agenzia americana ha pagato oltre 1,3 milioni di dollari a una società esterna per poter accedere ai dati dello smartphone.

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