Dopo la lince e l’orso, ora il lupo
Ricerche in corso in Val di Scalve

Se il paese è piccolo la gente mormora. Un detto valido anche per la Valle di Scalve, che tanto grande non è. E la notizia di una possibile presenza di lupi sulle montagne scalvine non è stata un’eccezione alla regola.

Se il paese è piccolo la gente mormora. Un detto valido anche per la Valle di Scalve, che tanto grande non è.

E la notizia di una possibile presenza di lupi sulle montagne scalvine non è stata un’eccezione alla regola. In molti lo dicono: i lupi qualche anno fa c’erano davvero, erano stati visti nella zona tra il passo della Manina e il rifugio Albani. Qualche anno fa, per l’appunto. Non oggi.

O meglio, sicuramente oggi quei lupi non ci sono più. C’è chi dice che l’esemplare in questione sia stato impallinato da qualche cacciatore, e che poi, recuperata la carcassa del lupo dall’autorità competente, questa sia stata spedita in un istituto di ricerca specializzato per poter capire con rigore scientifico se di lupo si trattasse o l’esemplare fosse soltanto un cane inselvatichito.

«La diceria c’è – conferma Guido Giudici, presidente della Comunità montana di Scalve con una passione mai nascosta per la fauna locale e la caccia – e c’è da qualche anno. Alcuni parlano di una coppia di lupi, quanti vogliono dare più dettagli dicono che uno dei due fosse già zoppo, per qualche vicissitudine precedente all’incontro “fatale”».

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