Estorsioni, roghi e agguati
4 anni al presunto mandante

L’accusa è pesante, molto simile a quelle solitamente configurate per il racket: aver esercitato una serie di pressioni - dalla gambizzazione del figlio del gestore ai roghi dolosi - per far sì che uno dei parcheggi periferici dello scalo di Orio finisse nelle loro mani.

L’accusa è pesante, molto simile a quelle solitamente configurate per il racket: aver esercitato una serie di pressioni - dalla gambizzazione del figlio del gestore ai roghi dolosi - per far sì che uno dei parcheggi periferici dello scalo di Orio finisse nelle loro mani. Cinque mesi da incubo erano stati quelli trascorsi dal dicembre 2012 all’aprile scorso, per chi lavorava al «Park to Fly» e al «Fly parking», tanto che gli inquirenti - con l’Expo alle porte e l’allettante giro d’affari - a un certo punto avevano pure pensato ai tentacoli della camorra.

Invece, l’inchiesta della Procura di Bergamo non ha individuato agganci con la malavita organizzata, portando a 5 uomini che continuano a negare gli addebiti. Anche quello che martedì ha patteggiato 4 anni davanti al gup Patrizia Ingrascì: G.D.B., 55 anni, residente a Brusaporto, arrestato a maggio e ora ai domiciliari,ritenuto dagli inquirenti il mandante, l’ideatore e l’organizzatore delle intimidazioni. Lui ha ammesso solo di aver esercitato pressioni per una tentata estorsione che era stata derubricata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e archiviata per mancanza di querela. Lo avrebbe fatto perché aveva lavorato alle dipendenze della società che gestiva il «Fly parking» e vantava un credito di 30 mila euro. Il tribunale del lavoro aveva riconosciuto le sue pretese, ma D.B. non aveva preso un euro perché nel frattempo la società era fallita. Così, secondo i suoi legali Luca Baj e Alessandro Molteni, cercava di rivalersi sulla nuova gestione. Ma, assicurano gli avvocati, nessuna relazione con la tentata estorsione contestata nel capo di imputazione approdato dal gup, né con la gambizzazione, la rapina e gli incendi.

Respingono le accuse anche gli altri 4, che martedì sono stati rinviati a giudizio. R.G., 36 anni di Gazzaniga, anche lui ex dipendente della società di gestione del «Fly parking», e D.P., 34, di Bergamo, entrambi ai domiciliari, erano stati arrestati mentre si trovavano a Mondragone (Caserta). C.P., 30, di Bergamo, e A.P., 33, di Mondragone, sono invece sempre rimasti indagati a piede libero per questa vicenda (è attualmente detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere per furto).

Quest’ultimo è sospettato di essere l’uomo che il 1° dicembre 2012 aveva fatto irruzione al «Fly parking» e ferito a una gamba con un colpo di pistola Daniele Todisco, 35 anni, figlio dell’allora gestore del parcheggio. L’esame dello Stub (che rileva tracce di polvere da sparo) a cui era stato sottoposto si era rivelato «non negativo». «È un dato neutro - commenta il suo difensore, l’avvocato casertano Giovanni Zannini -, non sufficiente a dimostrare la responsabilità».

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