Far West degli appalti nei servizi
«Adesso stop al massimo ribasso»

«Siamo ancora a livello di Far West, ma è indubbio che la decisione del Consiglio di Stato sia una pietra importante per costruire situazioni e regole condivise nella gestione degli appalti, almeno quelli banditi dalla pubblica amministrazione».

Alberto Citerio, segretario genere Fisascat Cist di Bergamo saluta con soddisfazione il chiarimento che il Consiglio di Stato ha emesso nei giorni scorsi accogliendo il ricorso sindacale contro il rinnovo di un appalto affidato a una società che non aveva le stesse caratteristiche, sociali e economiche, delle altre ditte partecipanti, «determinando di fatto pratica di dumping sociale, perché - si legge nella nota - solo alcune imprese possono beneficiare di disposizioni che giustificano un costo del lavoro inferiore, mentre le altre per essere competitive e non essere estromesse dal mercato, soprattutto in gare dove è decisivo il costo del lavoro, sarebbero costrette poi ad utilizzare quegli stessi contratti collettivi che offrono trattamenti retributivi inferiori, con una evidente alterazione del sistema».

«Alcune imprese - spiega Citerio - applicano infatti una contrattazione nazionale dove firmatarie sono fantomatiche associazioni datoriali e sindacali con rappresentanza praticamente nulla, mentre le altre applicano i contratti sottoscritti da Cisl, Cgil e Uil»

La guerra contro «ribasso selvaggio» è una delle caratteristiche fondative della Fisascat di Bergamo: la possibilità di far partecipare alla stessa gara società che applicano contratti diversi, e soprattutto l’abitudine degli enti locali di legare al massimo ribasso la scelta di chi deve gestire servizi importanti dal punto di vista sociale, sono sempre stati visti come «fumo negli occhi» dai sindacalisti cislini, e oggi, «la faccenda si sta diventando sempre più seria, se non tragica. Ci sono persone che vedranno decurtato lo stipendio, in virtù di inevitabili risparmi che la società dovrà attuare per garantire il servizio preso in appalto a costi stracciati. Sarà difficile che con questi requisiti la qualità del lavoro possa restare inalterata rispetto al passato».

E ultimamente, anche i posti di lavoro iniziano a essere a rischio. In provincia di Bergamo sono qualche migliaio i lavoratori «in appalto», ovvero che svolgono mansioni per conto di cooperative o altre società che hanno «vinto» gare bandite da enti pubblici: ospedali, Asl, Comuni, mense, agenzie dello Stato, caserme, ecc....

«A ogni rinnovo - dice Stefano Allieri, della Fisascat di Bergamo - si ripropone lo stesso schema: il massimo ribasso implica che chiunque vinca la gara sarà costretto a rivedere orari e compensi ai propri dipendenti. Nella maggior parte dei casi, per fortuna, il personale in servizio viene riassunto dalla società vincente, ma non è scontato».

Nei servizi dove la sindacalizzazione è più forte, racconta ancora Allieri, «la questione del dumping contrattuale non si pone. Da qualche anno lavoriamo con ospedali e Comune di Bergamo, e qui, al contrario che altrove, gli appalti vengono affidati secondo lo schema della «Offerta economicamente vantaggiosa», che tiene conto di dotazione tecnica e specialistica, preparazione e formazione del personale e altri aspetti, in misura maggiore rispetto all’offerta economica. In questo, il lavoro di pressing adottato a Bergamo soprattutto dalla Fisascat inizia a dare i suoi frutti»..

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