Folla e commozione per Giulia
«Continua ad amarci e a sostenerci»

Commozione e tantissime persone. La bara di Giulia Serafini é stata portata in chiesa alle 14.15 di martedì 30 luglio. Sul feretro un cuscino di fiori bianchi, un girasole e una sua foto. Tante le corone di fiori.

«Dai colleghi reggiani», «L’anima non pensa e non parla. L’anima sa. Con amore i coach e corsisti di Brescia». Sono queste alcune frasi che si leggono sulle corone di fiori dedicate alla ragazza, morta una settimana fa in un terribile incidente stradale.

La chiesa di Borgo Canale si è riempita nel pomeriggio per le esequie di Giulia Serafini a anche sul sagrato sono molte le persone che hanno voluto partecipare alla cerimonia. La Messa é stata celebrata dal parroco delle parrocchie di Città Alta don Fabio Zucchelli e concelebrata da don Gianni Gualini, direttore spirituale del Seminario: «Solo Dio conosce fino in fondo perchè Giulia è morta improvvisamente in un incidente, nel pieno della giovinezza, spezzando una vita piana di passioni belle... Diceva un cantautore: “Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire, spendere tutti i giorni passati se così presto hai dovuto partire”... Siamo tutti qui e ci sentiamo smarriti ma anche più vicini e uniti. E tu Giulia continua ad amare e a sostenere in una forma diversa ma vera i tuoi cari e tutti noi» sono alcuni degli stralci dell’emozionante omelia.

La ragazza, di 29 anni, è morta martedì notte, 23 luglio, in un incidente sull’A4. Si è intanto risvegliato dal coma, anche se resta grave, il fidanzato rimasto ferito nell’incidente costato la vita alla ragazza: è stato trasferito al Papa Giovanni XXIII.David Benedetti, 28 anni,è stato trasferito dal Civile di Brescia al Papa Giovanni XXIII per una convalescenza che si prospetta sicuramente lunga. A ricordare Giulia nei giorni scorsi la mamma, che ripercorre la storia e la vita della ragazza, che aveva frequentato il Classico al Sarpi. «Al liceo si era impuntata, non voleva studiare geografia: non le piaceva. Era una crapuna in tutto – racconta amorevolmente la mamma –. Era travolgente, impossibile fermarla. Terminato a pieni voti il liceo, si era messa in testa di voler fare la cantante e aveva preso lezioni da Silvia Infascelli. A un certo punto, pur apprezzando il suo entusiasmo, l’ho spronata, obbligandola in qualche modo a fare anche qualcosa di concreto: “Giulia, vai giù nell’orto a raccogliere i fagioli”. Detto, fatto: si è innamorata delle scienze agrarie e si è iscritta all’Università, a Edolo, in “Conservazione delle foreste”. Poi ha avuto un anno sabbatico, diventando, per un breve periodo, vegana e animalista. Andava in giro con le scarpe di cartone e non indossava la lana né voleva il cellulare. L’ho presa ancora di petto e si è iscritta alla Magistrale, stavolta a Milano, dove si è laureata con 110 e lode. Poi è arrivato questo progetto, iniziato in un campo a Valtesse e ora esteso in tutta Italia: era l’anima dell’azienda».

Martedì era la serata finale di un corso professionale che ora la mamma definisce «maledetto»: «Con il socio Mirko Roberti avevano fatto assaggiare i loro prodotti a Manerbio ed erano stati premiati. Al ritorno, in un attimo, la sua vita così breve e dinamica si è spezzata».

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