Frutta e verdura fuori dal negozio?
La Cassazione conferma l’ammenda

Confermatala condanna penale dell’ammenda a carico di un fruttivendolo che esponeva cassette di frutta in bellavista sul marciapiede all’esterno del suo negozio. Colpevole di aver messo in vendita alimenti in cattivo stato di conservazione.

Confermata, dalla Corte di Cassazione, la condanna penale dell’ammenda a carico di un fruttivendolo che esponeva cassette di frutta in bellavista sul marciapiede all’esterno del suo negozio.

«Ad avviso dei supremi giudici - si legge in un comunicato di Federconsumatori Bergamo - , il commerciante in questione con questo comportamento si è reso colpevole di aver messo in vendita merce in cattivo stato di conservazione per il fatto che le cassette di frutta “erano esposte all’aperto e, pertanto, a contatto con agenti atmosferici e gas di scarico dei veicoli in transito”. Tale diretto accertamento da parte della polizia giudiziaria - scrive la Cassazione nella sentenza 6108 della Terza sezione penale - risulta del tutto sufficiente a giustificare l’affermazione di penale responsabilità, evidenziando una situazione di fatto certamente rilevante e la cui sussistenza risulta peraltro confermata dallo stesso negoziante, laddove, nel suo ricorso, riconosce che la verdura era esposta per la vendita sul marciapiede antistante l’esercizio commerciale».

Ad avviso della Suprema Corte, prosegue il comunicato di Federconsumatori - «”la messa in commercio di frutta all’aperto ed esposta agli agenti inquinanti costituisce una violazione dell’obbligo di assicurare l’idonea conservazione delle sostanze alimentari e rispettare l’osservanza di disposizioni specifiche”. Adesso chi lo dice ai fruttivendoli che non devono più esporre frutta e verdura all’aperto? Federconsumatori sostiene da tempo che il problema non sia tanto l’esposizione di frutta e verdura, ma quanto il dove si espone. Sarebbe forse sufficiente che le amministrazioni comunali riservassero degli spazi dedicati in zone dove, perlomeno, fosse inibito il traffico veicolare. Per i motivi descritti Federconsumatori invita i responsabili del Dipartimento di prevenzione dell’Asl a far rispettare la sentenza della Cassazione e, contestualmente, invita i sindaci a proporre modifiche ai regolamenti di igiene dei singoli Comuni».

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