Gamberi morti nel Rio Pedoga
La colpa? È degli idrocarburi

Sono oltre 500 gli esemplari di gambero di fiume che la task force della riserva naturale Oasi Wwf di Valpredina, partner del Progetto europeo Crainat, ha prelevato dal corso del Rio Pè d’Oca (Pedoga) nel comune di Torre Boldone, nel territorio del Parco dei Colli di Bergamo.

Sono oltre 500 gli esemplari di gambero di fiume che la task force della riserva naturale Oasi Wwf di Valpredina, partner del Progetto europeo Crainat, ha prelevato dal corso del Rio Pè d’Oca (Pedoga) nel comune di Torre Boldone, nel territorio del Parco dei Colli di Bergamo.

I gamberi di fiume autoctoni (Austropotamobius pallipes) sono specie tutelata dalla normativa italiana ed europea e sono oggetto del progetto comunitario Life + Crainat «Conservation and recovery of Austropotamobius pallipes in Italian Natura 2000 Sites».

Gli operatori sono intervenuti dopo la segnalazione di un cittadino, presente insieme agli agenti della polizia provinciale, al momento del prelievo dei 500 gamberi ormai moribondi. «I ricercatori dell’Università di Pavia, partner scientifico del progetto, – puntualizza Enzo Mauri, direttore della Riserva naturale Sic Valpredina – hanno cercato, invano, di contattare la task force del Parco dei Colli istituita con i corsi di formazione effettuati durante lo svolgimento del progetto e territorialmente competente».

Gli animali sono stati così portati al Cras di Cenate Sopra. «Alcuni degli oltre 130 esemplari - spiega Mauri - già morti sono stati inviati all’istituto Zooprofilattico delle Venezie a Rovigo, i cui tecnici verificheranno le cause che hanno determinato la moria. Gamberi morti, agonizzanti e non più in grado di nuotare sotto il velo ormai residuo di idrocarburi che in alcuni punti ancora galleggiava sulla superficie dell’acqua del Rio Pedoga è il triste spettacolo che si è presentato ai nostri occhi».

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