Gli 80 euro in busta?

Tutti mangiati dalle imposte

Evviva, sono in arrivo gli ottanta euro in più in busta paga. Spettano a chi ha un reddito fino a 24.000 euro lordi annui: da lì in poi il bonus si riduce e, raggiunto il limite di 26.000 euro, non si percepisce alcunché.

Evviva, sono in arrivo gli ottanta euro in più in busta paga. Spettano a chi ha un reddito fino a 24.000 euro lordi annui: da lì in poi il bonus si riduce e, raggiunto il limite di 26.000 euro, non si percepisce alcunché. Purtroppo una serie di «ma» condiziona l’effettiva possibilità di riscossione: si tratta infatti di un credito fiscale, che si aggiunge alla detrazione per lavoro dipendente. Ecco perché la misura non riguarda gli incapienti, ossia coloro che in base al reddito e alle detrazioni spettanti già non pagano l’Irpef. Dal bonus sono inoltre esclusi i redditi da pensione.

Il vero problema è un altro: quegli 80 euro saranno in gran parte rosicchiati da altre tasse. A incidere pesantemente sono i recenti aumenti dell’Iva: nel settembre 2011 è passata dal 20 al 21%, poi dal 1° ottobre 2013 è salita al 22%. Per dare un’idea di quello che succede negli altri Paesi d’Europa, in Germania l’aliquota massima è del 19%, 20% nel Regno Unito, in Francia e in Austria. Le famiglie di operai e assimilati spendono ogni mese circa 1.800 euro per generi non alimentari. Un aumento di imposta del 2% su una spesa di 1.800 euro mensili equivale a 36 euro: e se n’è già andato quasi metà del bonus. Se poi ci mettiamo il paio di recenti aumenti dell’accisa sulla benzina e le aumentate imposte sulle rendite finanziarie che colpiscono anche i conti correnti… Bye bye 80 euro. Non ci resta che piangere.

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