Icaro, al via la sperimentazione
Da novembre il progetto diventa effettivo

Una piccola rivoluzione per le 10mila famiglie della nostra provincia dove (mediamente in un anno) arriva un nuovo nato. La sperimentazione è giù stata avviata, ma il servizio sarà poi effettivo dal prossimo mese .

Si chiama Icaro, ma non ha niente a che vedere con la mitologia. L’Icaro di cui scriviamo è l’acronimo per «Interoperabilità e cooperazione applicativa per la registrazione delle nascite in ospedale» ed è un sistema informatico promosso dall’Asl tramite Regione Lombardia.

Si tratta di un sistema in grado di gestire, direttamente al punto nascita dell’ospedale (tutte le strutture della provincia sono coinvolte) le incombenze amministrative che conseguono all’arrivo di un bebè. Dal 2016, quando il sistema entrerà a regime, i papà (che sono solitamente gli incaricati) non dovranno più muoversi tra un ufficio e l’altro alle prese con la burocrazia e i suoi tempi. La trasmissione degli atti in Comune, l’attribuzione del Codice fiscale, la scelta del medico pediatria e l’appuntamento per la prima vaccinazione sono pratiche che verranno sbrigate direttamente all’ospedale.

«Icaro» porterà grossi vantaggi soprattutto per chi abita in piccoli comuni lontani dai punti nascita (in provincia di Bergamo sono 7 a fronte di 242 Comuni) con un notevole risparmio in benzina e tempo: dalle prime stime, le tempistiche si ridurranno dalle 1-4 ore, che attualmente richiede l’iter, a soli 10 minuti. Tutto si farà in ospedale, senza recarsi più in municipio o in altri uffici: i tecnici delle anagrafi potranno infatti espletare le pratiche legate alla nascita dalla propria scrivania (e non più in front-office). I responsabili del progetto si dicono fiduciosi anche rispetto a una diminuzione degli errori nelle trascrizioni, visto che i dati vengono inseriti una sola volta.

Con «Icaro» le informazioni voleranno da un ufficio all’altro, grazie a una fitta rete basata sulla collaborazione tra molti enti, dove le informazioni sono digitalizzate. Questo è forse l’aspetto più complicato, la comunicazione tra i diversi uffici (Comuni, ospedale, Asl e Mef) che dovranno imparare un linguaggio comune e un modo operativo trasversale. È per questo che il progetto, già attivo presso 21 Aziende ospedaliere e 116 Comuni lombardi (con circa 10 mila nati coinvolti ogni anno, numero che, con la partecipazione di Bergamo, raddoppierà) avrà un periodo di rodaggio. Dal 1° ottobre è stata avviata la prima fase, di tipo sperimentale, che andrà avanti fino a giugno 2016 (fino al prossimo 1° dicembre non tutti i servizi saranno garantiti, come ad esempio la data della prima vaccinazione). La seconda fase partirà dal 1° luglio 2016, data in cui i Comuni inizieranno a pagare per le pratiche richieste dai propri cittadini. Perché mentre nella fase sperimentale i costi sono sostenuti dalla Fondazione degli istituti educativi di Bergamo, in quella successiva, per ogni nuovo nato il Comune di riferimento pagherà 4 euro a favore di Asl (per le aziende ospedaliere, l’implementazione del sistema e il costo sono invece in carico a Regione Lombardia).

Quanto impatterà sulle amministrazioni comunali? Tutto dipenderà dal numero di nuovi nati, ma qualche stima è già stata fatta. A pagare di più saranno ovviamente i Comuni con più residenti, come il capoluogo, che con gli oltre 800 nati in media ogni anno, pagherà circa 3mila e 500 euro. Treviglio e Seriate, con circa 250 nati all’anno, pagheranno in media mille euro. Fondamentale sarà la collaborazione dei Comuni: l’articolato meccanismo funzionerà al meglio se tutto il territorio farà la sua parte, garantendo un servizio in più a tutti i cittadini.

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