«Non c’è associazione a delinquere»
Belotti esce dal processo ai tifosi

All’udienza preliminare in cui si doveva decidere sul rinvio a giudizio di 150 tifosi era presente anche il leader degli ultrà, il «Bocia», che ha reso dichiarazioni spontanee. il giudice Ingrascì non ha ravvisato gli estremi dell’associazione a delinquere. Daniele Belotti esce dunque dal processo.

Come era previsto, stamattina - venerdì 28 febbraio - all’udienza preliminare in cui il giudice Patrizia Ingrascì doveva decidere sul rinvio a giudizio di 150 tifosi era presente anche il leader degli ultrà Claudio Galimberti, il «Bocia», che ha reso dichiarazioni spontanee.

I rumors della vigilia sono stati confermati: la sua presenza non è stata silenziosa. Il capo della tifoseria ha chiesto la parola al giudice, per rendere dichiarazioni spontanee e portare all’attenzione alcuni aspetti della vita della Curva non emersi, a suo giudizio, dalle carte dell’inchiesta.

Insomma, il Bocia è intervenuto in udienza preliminare (c’era soltanto lui e non altri tifosi) non tanto per scaricare le sue responsabilità, ma per porre l’accento sul valore aggregativo dell’associazione di tifosi e sulle numerose iniziative di solidarietà che i supporter nerazzurri hanno promosso.

Dopo una pausa, l’udienza preliminare è ripresa e il giudice Ingrascì ha accolto la tesi della difesa non ravvisando gli estremi dell’associazione a delinquere «perché il fatto non sussiste». Così Daniele Belotti, esponente leghista e da sempre vicino al popolo ultrà nerazzurro, esce dal processo perché era indagato per concorso esterno nell’associazione a delinquere. ASCOLTA QUI IL COMMENTO DI DANIELE BELOTTI

Dunque, il processo ai 150 tifosi si farà, ma per i reati minori, «da stadio», mentre è caduta l’accusa più pesante, ovvero quella dell’associazione a delinquere che vedeva indagati sette tifosi: il «Bocia», Belotti e cinque fedelissimi del capo ultrà, ovvero Davide Francesco Pasini, Andrea Piconese, Andrea Quadri, Luca Valota e Giuliano Cotenni. Il pm Carmen Pugliese, che conduce l’inchiesta, uscendo dall’udienza preliminare ha detto che attende di leggere le motivazione della sentenza sottolineando che è pronta a impugnarla.

Gli avvocati avevano chiesto al giudice dell’udienza preliminare anche l’acquisizione di un dvd contenente il filmato documentario dal titolo «L’altra faccia della Curva», realizzato dalla bresciana Milva Cerveni, e presentato ufficialmente solo una settimana fa in un teatro di Dalmine, davanti a 500 persone. Il filmato contiene testimonianze di ultrà e e di alcune associazioni sostenute dai supporters nerazzurri, come «Gli amici della Pediatria» di Bergamo e «L’Aquila Rugby 1936».

Negli atti della maxi indagine sul tifo violento bergamasco gli inquirenti parlavano degli ultrà come «manovalanza scontrista», gente che «scorre per le pubbliche vie in armi in occasione degli scontri con le forze dell’ordine o con le altre tifoserie». Sempre le carte d’indagine dipingono proprio il Bocia come leader «capace di guidare e trascinare un manipolo di invasati». Ebbene, Galimberti ha parlato dell’altra faccia della medaglia, del valore del tifo organizzato come momento di aggregazione e non come «associazione per delinquere», come invece sostiene la pubblica accusa.

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