Ragazzine danzanti sul pc di Bossetti
Il Ris di Parma sul furgone: video inedito

Sono state trovate anche immagini di «ragazze di giovane età mentre eseguono esercizi di danza» nel computer fisso di Massimo Bossetti.

È quanto emerge dagli atti dell’indagine che la Procura di Bergamo ha appena chiuso in vista della richiesta di processo per il carpentiere. Secondo gli accertamenti sul suo pc, sono state individuate non solo foto - che erano state cancellate - sia di atti sessuali «sado-maso» sia «pornografiche di ragazze che evocano situazioni ed ambienti fanciulleschi a cui non è attribuibile un’età certa», ma anche quelle «di ragazze di giovane età mentre eseguono esercizi di danza». E ancora immagini «riconducibili a mappe satellitari delle zone Ovest della Provincia di Bergamo».

Intanto è stato reso pubblico un video che mostra il lavoro dei Ris di Parma. I fotogrammi emergono ora, a indagini chiuse. I fotogrammi pubblicati mostrano prima di tutto il furgone di Massimo Bossetti ripreso dalle telecamere di una ditta di Brembate mentre passa più volte nella zona della palestra.

Ma non solo. Le immagini evidenziano il lavoro dei Ris sul furgone di Bossetti, e in perticolare le ispezioni effettuate sui sedili del mezzo: i Ris hanno «tamponato» con del nastro adesivo il tessuto, stessa operazione sulla giacca e i leggins della piccola Yara Gambirasio. Le fibre rilevate sono state poi comparate e analizzate.

Intanto Massimo Bossetti, in carcere dallo scorso 16 giungo, nel tentativo di difendersi ha gettato ombre sul padre della ragazzina e addirittura arriva ad ipotizzare che «sia il pm sia gli inquirenti» volessero «inquinare le prove a suo carico». È quanto emerge dagli atti dell’indagine, appena chiusa, della Procura di Bergamo, nella quale si sostiene «senza ombra di dubbio»’ che a uccidere la tredicenne scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta 3 mesi dopo sia stato proprio il muratore.

Bossetti, come risulta dalle intercettazioni di alcuni colloqui in carcere con i suoi familiari lo scorso agosto, aveva raccontato di aver accennato al suo legale di essere convinto che il padre di Yara, Fulvio Gambirasio, stesse nascondendo qualcosa di «grosso» collocato alla Lopav dei fratelli Locatelli, in quanto, quando era andato nel cantiere di Palazzago per effettuare alcune riparazioni «aveva notato che Fulvio non si era scomposto minimamente» vedendo le forze dell’ordine che in quei giorni stavano cercando la figlia.

Bossetti nel dialogo intercettato qualche mese fa ha anche aggiunto di aver parlato della questione con un uomo che lavorava con lui nel cantiere al quale aveva detto: «Ma non ti sembra strano...c’è il padre qui a lavorare, mentre quando son in giro a cercare la sua ragazza!».

In un altro colloquio, datato 27 agosto 2014, il carpentiere di Mapello, mostrando la sua «insofferenza allo stato carcerario» alla moglie Marita Comi (che sabato intorno alle 13,30 ha incontrato insieme ai figli) e al cognato aveva fatto alcune «alquanto sintomatiche» affermazioni in merito «alla possibilità che sia il pubblico ministero sia gli inquirenti avessero la volontà di (...ndr) inquinare le prove a suo carico anche ricorrendo al prelievo di campioni riconducibili a Yara, magari recuperandoli dalla sua abitazione».

Su L’Eco di Bergamo del 1° marzo due pagine di approfondimento

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