Sciopero: «Alta adesione a Bergamo
Qui c’è voglia di “buona scuola”»

Una folta delegazione bergamasca ha partecipato alla manifestazione di Milano in occasione dello sciopero della scuola. «Un’adesione - scrive la Cisl - quasi totale. Numerose scuole chiuse, soprattutto in città».

La delegazione bergamasca era composta da centinaia di persone. il corteo di Milano ha visto sfilare migliaia di lavoratori e di studenti. Hanno scioperato i precari della scuola, ma anche i prof assunti, contro gli albi territoriali e la mobilità. In piazza anche parlamentari e leader delle principali sigle sindacali.

«Abbiamo dato vita a una manifestazione pacifica, con una vera e propria marea di gente» – dice Salvo Inglima, segretario generale di Cisl Scuola.

«Tutti i lavoratori presenti oggi dimostrano quanto grande sia la voglia di una “buona scuola” e quanto molti contenuti del Ddl viaggino in direzione contraria. Per questo chiediamo importanti modifiche sul contenuto, non sulla forma».

Le motivazioni
La scuola oggi scioperava contro la riforma di Renzi, ma governo e maggioranza, se da una parte ribadiscono la bontà del disegno di legge e l’intenzione di andare avanti, dall’altra non rinunciano a lasciare una porta aperta al dialogo, viste anche le modifiche apportate al ddl in Commissione alla Camera.

«Non c’è un “prendere o lasciare” - ha detto in serata il ministro Maria Elena Boschi -. Se ci sono modifiche da fare, le faremo. Non c’è chiusura totale». E un appello al governo perché ascolti il mondo della scuola viene anche dalla minoranza del Pd. Con una lettera pubblicata sull’Huffington Post firmata Fassina-Civati-D’Attore si chiede inoltre di stralciare la parte relativa alle assunzioni facendo un decreto legge sui precari.

Che la situazione sia complessa lo si era visto ieri a Bologna, dove il premier Matteo Renzi ha reagito con fermezza dal palco ai fischi e alle contestazioni, salvo poi discutere a quattr’occhi, nel merito del ddl, proprio con alcuni dei precari che lo avevano contestato. Oggi il ministro Stefania Giannini si è detta «perplessa» perché i punti sui quali si sciopera «sono assolutamente estranei a quello che noi vogliamo fare con la buona scuola, cioè autonomia scolastica e potenziamento dell’offerta formativa». Ma il ministro ha aggiunto che «è bene che si entri nel merito, che si valuti il contenuto di questa riforma» sulla quale si possono fare «miglioramenti». Come quello apportato ieri sera in Commissione cultura alla Camera, a firma Pd, nel quale si mitiga il potere dei presidi, uno dei punti più contestati del ddl.

La Camera dovrebbe licenziare entro il 19 maggio il testo della «Buona Scuola», che poi passerà all’esame del Senato. Oggi il presidente della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, il dem Andrea Marcucci, ha reso noto che chiederà a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo di essere ascoltati sulla riforma. «Vediamo se questa volta Cgil, Cisl ed Uil hanno realmente intenzione di fare proposte realiste e concrete» ha aggiunto il senatore del Pd. Spiegando poi, però, di aver preso questa decisione da tempo e «senza aver sentito nessuno del governo. Mi sembrava semplicemente una cosa giusta da fare e l’ho proposta».

Al momento comunque le posizioni restano molto distanti. Anche se, in realtà, non mancano i prof e i dirigenti scolastici che dichiarano di non aderire e su Twitter parlano di «ignoranza» circa i contenuti del ddl. Stesso concetto espresso dal ministro Giannini («forse Camusso non ha letto il ddl») e dal sottosegretario Davide Faraone, che parla di «fantasmi e bugie»; mentre il ministro Boschi, a proposito dello sciopero, rivolta ai sindacati, si chiede: «Non oso immaginare cosa avrebbero potuto organizzare se, invece di mettere 3 miliardi, avessimo fatto tagli come tutti gli altri governi».

I sindacati dal canto loro ribadiscono le ragioni della protesta, e in particolare il no ai «super poteri dei dirigenti scolastici», la richiesta di un piano di assunzioni per stabilizzare il lavoro di docenti e Ata e il rinnovo del contratto scaduto da sette anni, oltre a forti investimenti. I cortei di oggi in sette città (Aosta, Bari, Cagliari, Catania, Milano, Palermo, Roma), vedono schierati compatti cinque sindacati della scuola: Flc Cgil, Uil Scuola, Cisl Scuola, Snals Confsal e Gilda. I leader saranno sul palco a Roma, Milano e Bari. In piazza anche i Cobas, che però si smarcano dai «cinque sindacati monopolisti» che, secondo il leader Pietro Bernocchi, «si sono già pronunciati a favore di un compromesso a perdere con Renzi». La protesta dei Cobas si concentrerà essenzialmente a Roma, dove manifesteranno prima davanti al ministero del’Istruzione e poi in piazza Montecitorio con gli studenti.

La protesta nelle città preoccupa il Viminale, anche alla luce di quanto successo a Bologna con gli scontri polizia-manifestanti: una circolare a prefetti e questori invita «le autorità provinciali di pubblica sicurezza a curare con la massima attenzione l’attività di vigilanza degli obiettivi sensibili».

Nel frattempo si registra un blitz notturno degli studenti di Università e scuole aderenti a Udu e Rete degli Studenti davanti al Ministero dell’Università e la Ricerca, alla vigilia dello sciopero di oggi di tutto il comparto scuola. Alcuni giovani hanno esposto uno striscione davanti alla sede del ministero, in Viale Trastevere a Roma, con la scritta «Vogliamo una scuola buona davvero», inscenando un flash mob le cui immagini sono state poi caricate su Youtube.

L’ Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti medi hanno voluto così, si afferma in una nota, «dire no ai provvedimenti sulla Buona Scuola» e «ribadire la nostra totale contrarietà ai metodi che sono stati utilizzati da parte del Governo nella costruzione di questa riforma, gli stessi metodi che vorrebbero propinarci con la Buona Università».

«Il percorso sulla Buona Scuola, come rischia di essere quello prefigurato sulla Buona Università, si è rivelato un processo esclusivo e decisionista - sostiene Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli Universitari - in cui l’ascolto degli studenti, degli insegnanti, dei genitori è stata solo una finta facciata». «Oggi siamo in piazza contro la Buona Scuola, accanto alle lavoratrici e ai lavoratori in questo sciopero generale - ha aggiunto Alberto Irone, portavoce della Rete degli studenti medi - perché tutto il mondo della scuola si deve unire contro le politiche di un Governo che, con il ddl Buona Scuola, trasformerà la scuola italiana in un luogo autoritario e aumenterà le diseguaglianze».

«Le nostre Scuole e le nostre Università non sono in vendita - ha concluso -: quella di oggi sarà solo la prima di tante mobilitazioni perché senza studenti non ci può essere né Buona Scuola né Buona Università»

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