In cella per l’omicidio del viado
Savini non risponde al giudice

Il giovane arrestato sabato a Villa d’Adda si è avvalso della facoltà di non rispondere. Indagini dei carabinieri sull’identità della vittima: la pista del telefonino trovato nella borsetta porta nel Milanese.

Daniel Savini, 31 anni, in cella con l’accusa di aver ucciso a coltellate un viado nella casa di Villa d’Adda dove abita con la famiglia, è stato interrogato nella mattinata del 17 febbraio dal gip Alberto Viti. Davanti al magistrato il giovane ha preferito non fornire la sua versione dei fatti, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Il giudice ha confermato la custodia in carcere. Per ora dunque non arrivano conferme sul fatto che il giovane si sia difeso da un’aggressione.

Nel frattempo proseguono le indagini per identificare il viado, un uomo sui 45 anni di probabili origini sudamericane: la vittima non aveva i documenti e le sue impronte digitali non compaiono nelle banche dati delle forze dell’ordine.

Dalle analisi dei carabinieri sul cellulare che è stato trovato nella borsa della transessuale è emerso che il sudamericano frequentava soprattutto la zona di Milano. Forse si prostituiva nel capoluogo lombardo. Anche se così fosse, non era comunque mai stato fermato dalle forze dell’ ordine per alcun genere di controllo, non risultando le sue impronte digitali nei database di carabinieri e polizia.

Difficile, per il momento, dargli un nome: pare che nessuno lo conoscesse e nessuno si è comunque fatto avanti per reclamare il corpo che, dunque, non è stato ancora identificato. Gli accertamenti continuano nella zona di Milano.

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