In fin di vita per l’influenza H1N1
Medico albanese salvato a Bergamo

Skerdi Prifti, albanese, aveva una gravissima insufficienza respiratoria. Nel suo Paese non c’è l’Ecmo, la macchina che fa «riposare» i polmoni. Ora, salvato a Bergamo, può tornare a Bergamo.

Febbre alta, respiro pesante: è cominciata così la drammatica avventura di Skerdi Prifti, 52 anni, medico albanese di Tirana: le sue condizioni si sono aggravate al punto da dover essere intubato, sedato, fino a risvegliarsi, attaccato a una macchina che doveva aiutare i suoi polmoni a riprendersi, in un altro Paese, in un altro ospedale, lontano da casa sua. A Bergamo.

«Io non ricordo nulla né del viaggio, né di quello che mi è successo, non ricordo neppure quando e come sono arrivato a Bergamo. Niente. So solo che ho cominciato a capire cosa mi stava accadendo quando ormai, per i miei colleghi che mi stavano curando, avevo evitato la morte. In Albania, a casa mia, purtroppo non avrei avuto scampo: lì, l’Ecmo (la macchina cuore/polmone che permette di mettere a riposo i polmoni in caso di insufficienza respiratoria ndr) non c’è, e non c’è équipe medica e infermieristica in grado di farla funzionare».



Skerdi ora è guarito, e alla fine di questa settimana potrà tornare a casa sua, a Tirana, dove, da ordinario di gastroenterologia all’ospedale universitario «Madre Teresa», spera «di poter al più presto tornare operativo: i colleghi di Bergamo mi hanno assicurato che tra pochi mesi sarò perfettamente in grado di tornare a fare le gastroscopie. Io non so che dire, mi sento davvero un miracolato».

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