Inchiesta ultrà, accolto il ricorso del pm
Associazione a delinquere, si torna in aula

Accolto il ricorso del pm Carmen Pugliese si torna in aula sull’associazione a delinquere nell’inchiesta ultrà che vede coinvolto il Bocia e altri fedelissimi.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del pm Carmen Pugliese e ha annullato la sentenza con cui il leader degli ultrà Claudio Galimberti, da tutti conosciuto come Bocia, e cinque suoi fedelissimi erano stati prosciolti dall’accusa per associazione per delinquere (oltre al segretario della Lega Daniele Belotti che era accusato di concorso esterno).

La Cassazione ha disposto quindi il rinvio del fascicolo a un altro giudice per una nuova valutazione.

Nuovo capitolo quindi della maxi inchiesta del pm Carmen Pugliese sul tifo violento a Bergamo. Le accuse nei confronti degli ultrà erano state pesantemente ridimensionate in udienza preliminare. Il pm Pugliese ipotizzava per il leader della Curva, Claudio «Bocia» Galimberti, e per cinque suoi fedelissimi, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati da stadio e alle aggressioni alle forze dell’ordine. Il gup Patrizia Ingrascì aveva però prosciolto il Bocia e i suoi da questa contestazione, dichiarando il non luogo a procedere e disponendo il rinvio a giudizio solo per i singoli episodi in cui si sarebbero resi protagonisti di disordini. Era stato prosciolto da ogni accusa anche il segretario provinciale della Lega, Daniele Belotti, per cui il pm ipotizzava il concorso esterno in associazione per delinquere. Gli episodi di cui si discute a processo sono, fra gli altri, gli scontri di Atalanta-Catania del 2009, Atalanta-Inter del 2010, l’assalto alla Bèrghem Fest.

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