Io, conducente di autobus, vi spiego:
«Pochi mezzi, i ragazzi restano a terra»

«I ragazzi che prendono l’autobus sono aumentati ma non riusciamo a far aggiungere un autobus in più e siamo costretti a lasciare la gente a terra, in quanto in autostrada non possiamo viaggiare con la gente in piedi». Il racconto di un autista.

«Sono un conducente autobus che da quasi 20 anni lavora sulla linea z301 BG -MI (ex Autostradale ora Net - ATM): vi scrivo per spiegarvi la situazione in cui dobbiamo lavorare. Da quando sono iniziate le scuole abbiamo seri problemi nel tratto che va da Trezzo d’Adda a Bergamo e viceversa , in quanto i ragazzi che prendono l’autobus sono aumentati ma non riusciamo a far aggiungere un autobus in più e siamo costretti a lasciare la gente a terra,in quanto in autostrada non possiamo viaggiare con la gente in piedi» continua l’autista.

L’azienda ci informa che la provincia di Milano non vuole mettere altre risorse e che essendo un tratto che interessa anche la provincia di Bergamo« dovrebbe essere quest’ultima a contribuire economicamente per la suddetta linea, poi dice anche espressamente che se i passeggeri non ci stanno su un bus si lasciano a terra e devono aspettare il successivo sempre così fino a che, magari anche dopo un’ora, si riesce a far salire tutti» prosegue la testimonianza.

« Io personalmente, ma anche gran parte dei miei colleghi, molte volte non riesco a lasciare a terra la gente perché mi metto nei loro panni e penso, visto che ho dei figli anch’io, che non sia giusto stare in fermata ad aspettare un bus per mezz’ora o forse più, ma questo a nostro rischio e pericolo».

«Mi chiedo se questo sia il modo per incentivare il trasporto pubblico ,visto che parlando con i miei colleghi di altre società della provincia la situazione anche da loro non sia delle migliori, e da quello che si sente in giro non sia destinata a migliorare visto che parlano solo di tagli in tutti i settori e non di migliorare il servizio». E conclude: «Scusatemi per lo sfogo e cercate anche, ogni tanto, di capire anche noi perché non tutti ce ne freghiamo delle persone che trasportiamo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA