Israele invade la Striscia di Gaza
Netanyahu: «Costretti ad agire»

Non é bastata l’intensa attività diplomatica condotta dall’Egitto, dagli Usa e da numerosi altri altri Paesi: dopo una serie di false speranze che un cessate il fuoco tra Israele e Hamas fosse a portata di mano, è arrivata la doccia fredda. L’esercito israeliano è tornato a invadere la Striscia di Gaza.

Non é bastata l’intensa attività diplomatica condotta dall’Egitto, dagli Usa e da numerosi altri altri Paesi: dopo una serie di false speranze che un cessate il fuoco tra Israele e Hamas fosse ormai a portata di mano, è arrivata la doccia fredda.

L’esercito israeliano è tornato a invadere la Striscia di Gaza, e la comunità internazionale non può far altro al momento che esprimere ancora una volta preoccupazione e provare a convocare per domani una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Ancora ieri, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aveva espresso la propria soddisfazione per la tregua umanitaria rispettata per poche ore Gaza, auspicando che questo potesse diventare la premessa di «uno stop alle ostilità» ancora “possibile» se tutte le parti avessero dimostrato «la volontà necessaria». Ma la speranza é durata poco. E allo stesso Ban non è rimasto che fare una nuova dichiarazione in cui stavolta si «deplora l’attacco di terra».

Anche il presidente Barack Obama poche ore prima del via libera israeliano alle truppe di terra aveva affermato che gli Usa «continuano gli sforzi per metter fine alle violenze tra Israele e Hamas». «Per questo siamo lavorando con i nostri partner nella regione per raggiungere un cessate il fuoco», aveva aggiunto, pur ribadendo che «Israele ha il diritto di difendersi dagli attacchi con i razzi che terrorizzano la popolazione». Ma tutti i tentativi sono evidentemente naufragati, almeno per ora.

Tentativi che hanno visto nel Cairo il crocevia della diplomazia internazionale per esercitare pressioni direte o indirette su Hamas, attraverso mediazioni più o meno esplicite da parte del Qatar, della Turchia e soprattutto dell’ Egitto, che in passato in diverse occasioni era riuscito a condurre in porto positivamente l’opera di mediazione. L’ultima volta era avvenuto nel 2012 dopo otto giorni di combattimenti. Ma stavolta, sotto una nuova leadership entrata in rotta di collisione con Hamas come con i Fratelli Musulmani, Il Cairo non è stato in grado di riprendere il bandolo della matassa.

Nel 2012 al potere in Egitto c’era in effetti il leader dei Fratelli Musulmani Mohammed Morsi, che aveva un forte rapporto con Hamas e anche delle buone relazioni con l’allora segretario di Stato Hillary Clinton, impegnata a sua volta in quei giorni in una intensa spola diplomatica. Appena due giorni fa, la Clinton aveva parlato in un’intervista di quella trattativa, mostrandosi del resto pessimista su un bis con lo scenario odierno. «Negoziai il cessate il fuoco con Morsi - ha ricordato - e Morsi fu in grado di convincere i gruppi di Hamas a rispettarlo. Ora lui non c’è più».

Gli inviti alla moderazione non sembrano d’altronde aver fatto breccia neppure con il premier israeliano Benyamin Netanyahu, malgrado le telefonate dalla cancelliera Angela Merkel, del presidente francese Francois Hollande e anche del presidente russo Vladimir Putin.

Tuttavia, quando Hamas ha ignorato la tregua unilaterale rispettata per sei ore da Israele, è apparso evidente a tutti la situazione avrebbe preso un piega ancora più drastica. Tanto più dopo la fallita incursione di un commando dalla Striscia verso il territorio israeliano attraverso un tunnel.

E così Ban non ha potuto che esprimere «rammarico per il fatto che, nonostante le mie ripetute sollecitazioni e quelle di molti leader regionali e mondiali, un conflitto già pericoloso si sia intensificato ancora di più».

AGGIORNAMENTI

Le forze di Israele avanzano questa mattina nella Striscia di Gaza, dove sono entrate ieri sera, puntando a distruggere i tunnel di Hamas usati, secondo Israele, dai combattenti palestinesi per infiltrarsi oltreconfine. Hamas reagisce con una pioggia di razzi sulle città israeliane del sud e minaccia: «Gaza sarà la tomba per i soldati di occupazione».

L’esercito conta il suo primo caduto, ucciso forse da fuoco amico, mentre i morti palestinesi nella notte sono almeno 9, fra i quali un bambino di cinque mesi. Il bilancio delle vittime nella Striscia dall’inizio dell’operazione «Margine protettivo” sale a 260. Il portavoce militare israeliano dichiara che le forze di terra stanno avanzando a Gaza «nelle loro rispettive missioni», incluse «l’identificazione e la repressione della minaccia dei tunnel». Durante la notte sono stati colpiti oltre 100 «siti del terrore», circa 9 tunnel e oltre 20 postazioni di lancio di razzi. Un fotogiornalista palestinese è rimasto ferito questa mattino quando un elicottero ha colpito la Johara Tower, un edificio di Gaza che ospita diverse redazioni.

Hamas ha reagito alla penetrazione di forze terrestri con il lancio di decine di razzi verso importanti città nel Sud di Israele. In particolare ha preso di mira Beer Sheva, Ashdod e Ashqelon. Le batterie di difesa Iron Dome hanno intercettato in volo i razzi che rischiavano di mietere vittime, mentre hanno ignorato quelli diretti verso zone aperte.

Hamas risponde all’attacco anche con la propaganda. Il capo in esilio dell’organizzazione, Khaled Meshal, dichiara che l’offensiva israeliana «è destinata al fallimento». Un portavoce a Gaza, Sami Abu Zuhri, dice che la Striscia «sarà la tomba per i soldati di occupazione» e aggiunge «adesso sarà possibile liberare i nostri prigionieri». Allude chiaramente al proposito di Hamas di rapire combattenti israeliani per scambiarli con i suoi catturati.

«Visto che non è possibile occuparsi di questi tunnel dal cielo - la replica di Netanyahu - lo stiamo facendo da terra» Il premier ha ribadito che » ’operazione di terra è nata dopo che Israele ha accettato sia la tregua proposta dall’Egitto sia quella umanitaria. In entrambi i casi Hamas ha continuato a sparare razzi verso Israele» «Non avendo altre opzioni - ha proseguito il premier - siamo stati costretti ad agire. Non abbiamo garanzia di un successo al cento per cento, ma stiamo facendo tutto quello che possiamo per ottenere il massimo» Netanyahu ha poi sottolineato che la responsabilità «per i danni che coinvolgono civili è di Hamas e di Hamas sola, che usa i civili come scudi umani».

© RIPRODUZIONE RISERVATA