La lettera: «Piste ciclabili e inciviltà
Quando creeremo i nuovi italiani?»

«Vi scrivo per parlare di una questione che è sempre attuale, soprattutto ora che arriva la stagione più “calda”, in ogni senso: la viabilità sulle ciclabili, in particolare delle nostre valli. Con l’arrivo del sole e del caldo aumentano in modo esponenziale gli utenti di tali percorsi e, con essi, i casi di negligenza».

«Vi scrivo per parlare di una questione che è sempre attuale, soprattutto ora che arriva la stagione più “calda”, in ogni senso: la viabilità sulle ciclabili, in particolare delle nostre valli. Con l’arrivo del sole e del caldo aumentano in modo esponenziale gli utenti di tali percorsi e, con essi, i casi di negligenza».

«Si, perché stare su una ciclabile dovrebbe comportare la conoscenza di una serie di norme (scritte e non) che non servirebbero neppure, se ognuno di noi utenti usasse un poco di buon senso».

«Iniziamo da chi se ne va a passeggio in gruppo invadendo per intero la sede della ciclabile, sostando beatamente in mezzo alla striscia d’asfalto quando si vogliono fare due chiacchiere o dare un’occhiata in giro».

«Passiamo ai proprietari dei cani, che spesso e volentieri non vengon portati al guinzaglio e vagano dove gli pare. Parliamo anche di chi percorre la ciclabile (sia in bici che a piedi) e, senza mai guardarsi alle spalle, va zigzagando a destra e sinistra con la “testa nel sacco”, a mò di ZTL di via XX o passeggiata a Orio Center».

«Bene, ora provate ad immaginare tutte queste casistiche messe insieme, incrociandole più e più volte in pochi chilometri. Provate ad immaginare pure di dover quasi urlare più volte un “attenzione!”, “occhio!”, “scusate!”. Fatto? Bene. Nella migliore delle ipotesi, la gente si accorge tardivamente dell’arrivo del ciclista di turno e si fa da parte (spesso con sguardo terrorizzato/contrariato che pare voler dire “le bici sulla ciclabile, oddio, che orrore!”)».

«Nei casi peggiori invece si può ricevere un bel “vaffa...!” o “se vuoi pedalare, vai sulla strada!”. Nel secondo caso, vorrei scommettere con voi sul fatto che queste persone sono le stesse che, quando beccano un ciclista sulla provinciale, gli urlano un “levati dalle ... e vai sulla ciclabile!”. Che soffrano di bipolarismo? Chissà».

«Il punto è che ogni giorno sento parlare di quanto è fico vivere all’estero, di quanto le cose funzionino in maniera diversa in nord Europa, di creare nuove ciclabili, etc.. ma il punto è: quando creeremo i nuovi italiani? Perché possiamo avere migliaia, milioni di ciclabili, di strade più sicure, di centri storici curati.. ma se non c’è il rispetto dell’individuo in primis e delle norme poi, certe cose non serviranno. Mai».

«Certo, possiamo dipingere le linee di mezzeria (e non sarebbe una cattiva cosa) su tutta la ciclabile, potremmo dividerla ulteriormente in corsia pedonale e corsie per le bici (non è fantascienza, è realtà per chiunque abbia viaggiato anche solo un minimo all’estero). Ma chi le rispetterebbe? Sappiamo tutti la risposta, giusto?».

«Un consiglio dunque per tutti: se non volete che i ciclisti vi vengano addosso o sbuffino, ricordatevi che la ciclabile si chiama così perchè è pensata innanzitutto per loro. Chiudo con un’ultima domanda: se non c’è nessun altro sulla strada, quando la percorrete in auto, che fate? Viaggiate sulla corsia di sinistra? Andate a zig zag? Salite sui marciapiedi perchè la visuale è più bella? Io non credo. Meditate gente, meditate. L’Italia non migliora se non migliorano gli italiani».

Andrea M.

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