«La misteriosa potenza
del Bimbo che nasce»

di Francesco Beschi - vescovo di Bergamo

Bisogna riconoscere che i giorni che precedono il Natale sono densi di attesa: è una vigilia che si prolunga, colma di desideri. Da quelli più semplici: un dono, giornate serene, uno spazio di vacanza, l’incontro festoso con i propri cari, a quelli più impegnativi.

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Bisogna riconoscere che i giorni che precedono il Natale sono densi di attesa: è una vigilia che si prolunga, colma di desideri. Da quelli più semplici: un dono, giornate serene, uno spazio di vacanza, l’incontro festoso con i propri cari, a quelli più impegnativi. Possiamo immaginare l’attesa di coloro che vivono in modi diversi, ma ugualmente sofferti, la perdita o la precarietà del lavoro, la mancanza di prospettive, la constatazione di un fallimento; e poi: una grave malattia, la dissoluzione dei legami familiari, le condizioni più pesanti di emarginazione, povertà e solitudine.

È come se, in questi giorni, i desideri e le necessità più profondi e urgenti si mettessero in cammino dentro di noi e prendessero la direzione della speranza. Il Natale ha ancora la forza di risvegliare la possibilità di coltivare una speranza, che vorremmo non si spegnesse come le luci natalizie, al termine di queste giornate. Il Vangelo del Natale non è prima di tutto la risposta a queste attese, ma piuttosto la sorgente che alimenta le nostre speranze. È come se il dono sorprendente del Figlio di Dio che nasce da una donna ed è bambino tra una moltitudine infinita di bambini, riaccendesse la possibilità di guardare al futuro con uno sguardo illuminato.

Ogni nascita è una novità: non esiste una novità per quanto apprezzata, sorprendente e diffusa su tutto il pianeta che sia paragonabile alla nascita di una persona umana. In quell’istante comincia un mondo nuovo. Non possiamo dimenticare il turbamento e l’angoscia che accompagnano nascite

inaspettate, indesiderate, avvenute in condizioni disumane: la povertà, la malattia, la violenza, la guerra, il disprezzo, lo sfruttamento. Nello stesso tempo avvertiamo la misteriosa potenza che sta in quella delicatissima creatura che è un bimbo che nasce, avvertiamo che non solo si rinnova il miracolo della vita, ma che quel volto, quelle mani, quel cuore, quella testa rappresentano un reale futuro, non frutto soltanto di infinite combinazioni, ma di forze che hanno potenzialità infinite come quelle della libertà e dell’amore.

La nascita del Figlio di Dio avviene proprio in questo orizzonte umano. Il nome di Gesù diventa dall’inizio una promessa per tutti gli uomini: la promessa di un amore che è capace di riscattare la storia e la vita di ognuno dal male, dalla morte, dalla disperazione. La vita di Gesù sarà l’adempimento di questa promessa. Ma non soltanto per quelli che lo hanno incontrato: da allora coloro che credono in Lui sono impegnati a manifestare la loro fede attraverso lo stesso amore, a farsi vicini ad ogni persona come si è fatto vicino Lui, a compiere gesti di salvezza come li ha compiuti Lui, a condividere la speranza a partire dai senza speranza, così come l’ha condivisa Lui.

La nascita di Gesù illumina gli occhi, il cuore e la mente, così che, coloro che credono, possano riconoscere nei gesti, nelle parole, nell’amore di donne e uomini di ogni età, condizione, fede in Dio o solo fede nell’uomo, il rinnovarsi dei gesti di Gesù. E quando l’oscurità del male voluto o subito sembra avvolgere ogni cosa e penetrare in ogni pensiero e sentimento, quando noi stessi siamo attraversati da questa oscurità e avvertiamo la desolazione dello spirito e la devastazione della vita e della comunità umana, il Natale del Figlio di Dio si ripropone come una novità decisiva, una notizia che non invecchia, una sorgente a cui possiamo di nuovo attingere.

Nell’immensità dell’universo, nella storia di questo pianeta, risplende la piccola luce di un bambino che è nato: si succedono imperi, si ripetono guerre, la devastazione continua ad assumere nuovi volti, l’indifferenza schiaccia sotto la sua coltre ogni slancio, ma quella luce resiste e ne continua ad accendere mille altre come stelle nel cielo a indicarci la rotta verso la possibilità che quel Bambino ci offre di essere ogni giorno più intensamente e veramente persone umane. L’amore del Dio in cui crediamo si è manifestato così: una vicinanza così pregnante da diventare uno di noi; un amore così intenso da farci capaci di amare come Lui, da renderci donne e uomini capaci di Vangelo. Allora il Natale diventa gioia, gioia umana, gioia di Vangelo.

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