L’allarme di un ciclista amatoriale
«L’ombra del doping anche tra noi»

«Negli ultimi anni questo ambiente è degenerato, il livello agonistico è cresciuto in maniera esponenziale di anno in anno, sempre più atleti hanno cominciato ad avere prestazioni incredibili». A Magenta i ciclisti hanno trovato i Nas al traguardo.

L’ombra del doping anche nel ciclismo agonistico amatoriale: lo sostiene l’autore della lettera (firmata) arrivata in redazione, che lancia l’allarme sul diffondersi di queste pratiche scorrette anche tra gli amatori delle due ruote.

Gentile direttore,

con l’approssimarsi della Granfondo Felice Gimondi (a cui faccio i miei auguri di pronta guarigione) vorrei mettere a conoscenza lei e gli appassionati di ciclismo dei recenti fatti nel mondo del malsano ciclismo agonistico amatoriale.

Frequento questo mondo da quando avevo 7 anni, gareggiando dai giovanissimi fino agli allievi; non ho continuato per motivi di studio, e la mia passione mi ha fatto iniziare la carriera amatoriale, alternando gare su strada e in mountain bike.I risultati erano molto buoni, e la passione supportava gli intensi allenamenti e sacrifici che l’agonismo comporta.

Negli ultimi anni però questo ambiente è degenerato, il livello agonistico è cresciuto in maniera esponenziale di anno in anno, sempre più atleti hanno cominciato ad ad avere prestazioni incredibili, tutti sapevano ma nessuno parlava apertamente. Chi mi conosce sa quanto io sia contro queste cose, certe volte anche un po’ pedantemente, ma la situazione era diventata insostenibile.

Data questa premessa ecco i fatti: un paio di domeniche fa, all’arrivo di una gara amatoriale su strada nel milanese, a Magenta, si presentano i Nas!!! Il passaparola nel gruppo fa sì che alcuni atleti si ritirino durante la gara, uno «va in fuga» dopo l’arrivo, non presentandosi ai controlli antidoping che gli erano stati notificati. Altri controlli la domenica successiva nel bergamasco.

Risultato? Che nella garadel 1° maggio i «soliti noti» se ne sono stati belli tranquilli in gruppo, facendo quasi fatica a stare a ruota a noi «normali» che fino ad un mese fa imprecavamo per stare alla loro di ruota!! Nessuno che se ne va in fuga da solo per tutta la gara, nessuno che si fa galoppate ai 55 km/h costanti, ma solo noi atleti con un po’ di senso etico e sportivo che ci impegniamo seriamente per la nostra passione e raggiungiamo ottimi risultati onestamente.

Questa mia lettera avrebbe l’obbiettivo di tenere alta l’attenzione su questo argomento, sperando che questo interesse delle istituzioni non sia solo momentaneo, e che il ciclista della domenica esca dal suo limbo d’ingenuità e non si stupisca di prestazioni marziane, perchè su Marte non si va in bicicletta!!!

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