«Lasciami morire qui
Salva almeno te stesso»

«Lasciami morire qua, da solo. Ormai non ce la fai più a portarmi. Salva almeno te stesso»: tragica ritirata di Russia del 1943, durante la Seconda guerra mondiale. L'alpino Davide Zanchi da giorni sta trascinando nella steppa russa il compagno d'armi.

«Lasciami morire qua, da solo. Ormai non ce la fai più a portarmi. Salva almeno te stesso»: tragica ritirata di Russia del 1943, durante la Seconda guerra mondiale. L'alpino Davide Zanchi di Bracca, allora 25 anni, da giorni sta trascinando nella steppa russa il compagno d'armi e compaesano Ambrogio Traina, allo stremo delle forze e impossibilitato a muoversi perché con entrambe le gambe congelate.

Dopo giorni di sforzi anche Zanchi rischia di non riuscire più a proseguire. Ma è solo dopo l'invito di Traina a lasciarlo su quel letto di ghiaccio che decide di abbandonarlo al suo destino. Davanti a sé forse la salvezza, dietro si lascia nel pianto l'amico del paese. Poche parole raccontate dalla figlia di Zanchi, testimoniano ancora oggi il dramma di tanti alpini e soldati durante le guerre.

Ricordi che il capogruppo degli alpini di Bracca, Stefano Zanchi, dopo due anni di lavoro e raccolta di documenti, riporta oggi nel libro dal titolo «Tempi di uomini in guerra. Storie di soldati di Bracca e di un gruppo di alpini», edito in occasione del 90° di fondazione del sodalizio.

Il volume sarà presentato venerdì 12 aprile, a partire dalle 20,15, nella sala polivalente del Comune, a conclusione dei festeggiamenti iniziati lo scorso anno per il compleanno del gruppo (che oggi conta 55 soci). Gruppo che - nonostante la questione sia ancora in parte controversa - si considera come il primo gruppo di alpini iscritto alla sezione di Bergamo.

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