L’EcoLab, qual è il futuro?
Ecco le proposte per la città smart

Le proposte presentate al Centro Congressi Giovanni XXIII sono il punto d’arrivo di un percorso lungo un anno e fatto di 5 tappe intermedie, una per ogni modulo: mobilità, urbanistica, ambiente, bellezza e sociale.

Le proposte presentate al Centro Congressi Giovanni XXIII sono il punto d’arrivo di un percorso lungo un anno e fatto di 5 tappe intermedie, una per ogni modulo: mobilità, urbanistica, ambiente, bellezza e sociale.

Il traffico è stato uno dei temi più caldi tra quelli trattati dai bergamaschi durante L’Eco Lab. Un approccio concreto, senza incedere su progetti controversi o dalla difficile realizzazione, come la più volte dibattuta chiusura al traffico del centro cittadino.

La proposta più gettonata è stata la trasformazione in servizio metropolitano della linea ferroviaria da Albano Sant’Alessandro a Ponte San Pietro via Seriate-Bergamo: un’ipotesi che prende le mosse dalla prevista (e mai realizzata) fermata a servizio del nuovo ospedale, che sorge a pochi metri dalla ferrovia, per diventare qualcosa di più articolato e in grado di dare una svolta alla mobilità cittadina.

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Il tema della città che cambia in un’ottica smart ha consentito una ricognizione ad ampio raggio su molte questioni calde, come la riqualificazione dei grandi contenitori storici o il rapporto con i Comuni dell’hinterland ( la tanto discussa Grande Bergamo).

La proposta finale è soprattutto un’indicazione di metodo, che tiene conto della delicatezza di questioni che non possono venire affrontate e risolte nel giro dei 5 anni di un mandato elettorale. I bergamaschi hanno quindi espresso una richiesta di pianificazione sul lungo periodo, per evitare che certi temi rimangano eternamente in sospeso, o a rischio di continui ribaltoni considerando la naturale tendenza cittadina all’alternanza politica. E sui grandi contenitori come i Riuniti e la Montelungo è emersa una netta contrarietà alla loro trasformazione a fini residenziali. Sul nuovo stadio, invece, una proposta provocatoria: facciamolo a Porta Sud.

Il tema dell’ambiente si è rivelato ben più articolato del tradizionale approccio ecologico alla questione, arrivando a delineare veri e propri stili di vita eticamente corretti e responsabili. Capaci cioè di contemplare concetti come il verde in senso stretto – e quindi la richiesta di potenziare e meglio raccordare parchi e percorsi protetti – insieme alla necessità di mutare atteggiamenti di vita quotidiani.

Lo conferma quella che alla fine è stata la proposta vincente, ovvero l’incentivazione dei Last Minute market: si tratta di luoghi dove vendere a prezzi scontati alimentari vicini alla scadenza o privi dei requisiti estetici (danneggiati, insomma) per essere messi in circolo normalmente. Diverse città hanno sperimentato con successo questa modalità, rivelatasi una significativa risposta alla crisi.

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I monumenti ci sono, facciamoli conoscere. Magari con cartelli interattivi di nuova generazione e capaci di valorizzarli fornendo tutte le informazioni del caso. È questa la proposta più gettonata del modulo dedicato alla città bella, sicuramente influenzato dal lavoro di candidatura per Bergamo Capitale europea della Cultura 2019, purtroppo non andato a buon fine.

Un percorso che ha però messo in evidenza una città dai due volti: alta e bassa, antica e moderna, accogliente e riservata, culturale ed industriale. Tante Bergamo, insomma: un po’ il fil rouge de L’Eco Lab, che attraverso l’approfondimento di singoli moduli si è posto come obiettivo quello di definire un’agenda per la città del domani. Una città, ma tante città.

Un percorso che si chiude con una proposta operativa ed un’esortazione. La prima, in un contesto socialmente sempre più complesso non si devono (né possono) disperdere risorse: è quindi necessaria una mappatura delle associazioni presenti nel territorio, per renderne più efficace l’azione.

La seconda: riprendiamoci i cortili. Facciamo cioè nostri quegli spazi della città che un tempo erano centrali in realtà complesse ma piene di vita e risorse come i quartieri, che i bergamaschi non a caso indicano come punti di forza nelle relazioni (spesso complesse) quotidiane. Un’idea semplice e bella, già sperimentata con successo a Milano. Un modo come un altro per riallacciare nuove relazioni in un contesto sempre più difficile.

D. N.

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