«L’intera città offesa dai disordini»
«Ultrà, associazione per delinquere»

«I comportamenti degli ultrà hanno offeso l’intera città, non solo per le vergognose scritte contro questore e prefetto, ma per aver dato di Bergamo un’immagine che non merita». L’inchiesta sul tifo violento è approdata in Tribunale.

«I comportamenti degli ultrà hanno offeso l’intera città, non solo per le vergognose scritte contro questore e prefetto, ma per aver dato di Bergamo un’immagine che non merita». L’inchiesta sul tifo violento del pm Carmen Pugliese è approdata ieri all’udienza preliminare e il magistrato, nell’intervento di 40 minuti con cui ha chiesto il processo per 151 imputati (95 ultrà dell’Atalanta e 56 del Catania) non ha fatto sconti.

All’udienza davanti al gup Patrizia Ingrascì non era presente nessuno degli imputati. Il Tribunale è stato presidiato da polizia e carabinieri, senza disordini.

Intanto in aula il pm snocciolava le accuse. Per Carmen Pugliese i tafferugli, le minacce, i danneggiamenti, gli episodi di violenza avvenuti a partire dal 2006 ad opera degli ultrà dell’Atalanta non sarebbero frutto di sporadiche iniziative, bensì dell’attività programmata di un’associazione per delinquere, contestata al capo della Curva Nord, Claudio Galimberti, e a cinque suoi fedelissimi: Davide Francesco Pasini, Andrea Piconese, Andrea Quadri, Luca Valota, Giuliano Cotenni.

All’attuale segretario provinciale della Lega, Daniele Belotti, è contestato il concorso esterno nell’associazione.

Altrettanto ferme le repliche dei difensori, che hanno chiesto il non luogo a procedere per quanto riguarda l’associazione per delinquere, peraltro già rigettata dal gip Alberto Viti in sede di emissione delle misure cautelari. «Si tratta di singoli episodi scollegati fra loro e con genesi diversa», ha sostenuto l’avvocato Giovanni Adami, che con Federico Riva assiste gran parte degli ultrà bergamaschi.

Per Galimberti gli avvocati Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo hanno chiesto il proscioglimento dall’accusa di associazione per delinquere e anche dalla rapina ai danni del tifoso juventino, dove sarebbe stato istigatore di Baroni pronunciando la frase «Copel de bote».

Per Belotti, il suo legale Antonio Cassera ha ribadito la linea difensiva: le intercettazioni sarebbero state lette in maniera strumentale, Belotti cercava solo di fare il pompiere

Se ne riparla nella prossima udienza, il 28 febbraio.

Leggi di più su L’Eco in edicola sabato 18 gennaio

© RIPRODUZIONE RISERVATA