Locali pubblici: il fumo ha i giorni contati

Dal 10 gennaio sarà consentito solo in ambienti separati. A Bergamo sono pochi ad avere lo spazio I commercianti: è troppo oneroso dividere le sale, meglio applicare il divieto totale

Tutto si basa su un principio molto semplice: dal 10 gennaio prossimo fumatori e non fumatori non potranno più convivere nello stesso locale pubblico. La legge numero 3 del 2003 è molto chiara e, dopo un anno di attese, dibattiti, contestazioni e revoche, sembra proprio che entrerà in vigore. O almeno si crede, dato che, mentre ci si avvicina alla fatidica data, si sente parlare di proroga. Ma i non fumatori sono già sul piede di guerra e sono decisi a sollevare una viva protesta a livello nazionale: «Davanti a qualsiasi altro ritardo – spiega Cinzia Marini, vicepresidente di "Aria pulita", associazione che ha sede a Roma, ma con distaccamenti in tutta Italia – siamo pronti a dar battaglia. Siamo informati che già in Parlamento si sta discutendo di rinviare la legge di ulteriori 12 mesi per favorire i locali pubblici: dopo un anno di tempo la richiesta ci sembra assurda».

Nella Bergamasca, però, i commercianti non sembrano richiedere a gran voce la proroga della legge, anche se sono in pochi quelli che hanno deciso di seguirla e di mettere a norma il locale per creare un’area dedicata ai fumatori. L’articolo 51 della legge specifica parametri molto rigidi con una netta separazione tra gli spazi destinati ai fumatori e quelli in cui non si può fumare: se non è possibile assicurare questa separazione, il divieto di fumare diventa infatti assoluto. Le zone riservate ai fumatori saranno inoltre più piccole, meno della metà della superficie complessiva aperta al pubblico, e saranno segnalate da cartelli luminosi con la scritta «area per fumatori», mentre negli altri locali apparirà la scritta «vietato fumare».

La tendenza a livello bergamasco sembra quindi quella di trasformare i bar, ristoranti e pub in luoghi dove non si potrà più fumare totalmente. «I requisiti tecnici specificati dalla norma sono onerosi – spiega Vittorio Rota, responsabile provinciale del Centro formazione e consulenza di Confesercenti – e molti commercianti condividono quindi la necessità di trasformare il locale in un luogo dove non si può più fumare. Questo anche perché finanziamenti specifici per aiutare i commercianti a mettersi a norma non sono stati stanziati».

C’è da dire che un anno di attesa è servito anche per abituare clienti ed esercenti alla nuova legge. «Alcuni – continua Vittorio Rota – sono preoccupati di perdere la clientela dei fumatori, anche se credo che sia aumentata la sensibilità da parte di chi fuma a rispettare i bisogni dei non fumatori e di chi, in quel locale o ufficio, ci lavora. Non bisogna infatti dimenticare che questa legge migliora anche la qualità della vita di chi nel locale lavora e trascorre numerose ore al giorno».

Costi onerosi, ma anche difficoltà funzionali legate all’impossibilità di riorganizzare gli ambienti per mancanza di spazio necessario per suddividere il locale in due zone completamente separate tra loro: «C’è da dire – aggiunge Pierluigi Cucchi, presidente provinciale del Gruppo Caffè-Bar Ascom e consigliere nazionale della Federazione pubblici esercizi (Fipe) – che oggi la sensibilità di gestori e clienti su questi temi è maggiore rispetto a qualche anno fa. Tutti ci rendiamo conto della necessità di salvaguardare la salute e di rispettare gli altri senza però dimenticare che è necessario comunque sostenere gli interessi di quegli esercenti che hanno fatto la scelta di dotarsi degli impianti a norma per permettere di fumare nei loro locali. Ci sono commercianti che infatti hanno lo spazio sufficiente per mettersi in regola, ma hanno dovuto farsi carico di tutte le spese: al momento non ci sono finanziamenti e gli sforzi sono ingenti, soprattutto in periodi di difficoltà economica come questi».

(02/12/2004)

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