L’incubo ritorna: a S. Paolo d’Argon famiglia rapinata da quattro albanesi

Probabilmente erano entrati in casa solo per rubare, dopo aver spruzzato del gas per far addormentare i padroni di casa. Ma quando si sono accorti che c’era una cassaforte, il furto è diventata una rapina. I quattro complici che hanno assaltato nella notte a San Paolo d’Argon la villa di Alessandro Gotti, 69 anni, imprenditore nel settore della frutta, non hanno esitato a svegliare, picchiare, minacciare di morte e legare le loro vittime.

Tutto è avvenuto intorno alle 4.30. Alessandro Gotti dormiva con la moglie, Franca Cugini di 60 anni; in un’altra stanza dormiva la figlia Ninfa, 32 anni. Gotti normalmente soffre di insonnia, ma questa volta si era addormentato: ecco perché si pensa all’utilizzo di gas soporiferi. All’improvviso si è visto piombare addosso i quattro, tutti albanesi.

I rapinatori sono entrati nella villa di via Ruggeri da Stabello passando dal balcone al primo piano: marito e moglie sono stati minacciati e legati con maglioni e nastro adesivo, ed è stato impedito loro di urlare. Pur di farsi dire come aprire la cassaforte i complici non hanno esitato a svegliare la figlia.

«Ti uccidiamo» hanno urlato; poi «se non ci apri la cassaforte ti portiamo via con noi». Così sono riusciti a impossessarsi di un po’ di contante, tre orologi di marca, gioielli per 20 mila euro e due cellulari.

La figlia è stata rinchiusa in una stanza, i coniugi Gotti sono stati lasciati legati. Tutti sono stati minacciati: «Non chiamate i carabinieri prima di 10 minuti» hanno detto i malviventi prima di andarsene.

Hanno preso le chiavi dell’auto della figlia - una Bmw 320 - e sono scappati con la macchina. Le vittime sono riuscite a liberarsi dopo alcuni minuti e hanno dato l’allarme. Sul posto sono accorsi i carabinieri di Trescore e i militari del Radiomobile di Bergamo.

Per gli inquirenti l’ipotesi del furto sfociato in rapina è avvalorata dal fatto che i quattro complici non erano armati (avevano solo un cacciavite) e che sono apparsi molto impacciati: di un orologio hanno chiesto la marca alla moglie; non riuscivano a trovare l’inizio dello scotch quando hanno dovuto legare i coniugi; hanno tentato di chiudere la figlia in una stanza la cui porta non aveva la chiave.

Resta comunque la gravità di un episodio che fa tornare in mente l’incubo che nella nostra provincia si è purtroppo già vissuto negli anni passati.

(01/06/2004)

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