L’Università di Bergamo si salva
Soltanto 500 mila euro di tagli

Poteva andar peggio. Trentacinque milioni di euro, quasi 500 mila in meno dell’anno scorso. Sono i soldi destinati all’Università di Bergamo dal Fondo di finanziamento ordinario dello Stato, la principale fonte di entrata degli atenei italiani

Poteva andar peggio. Trentacinque milioni di euro, quasi 500 mila in meno dell’anno scorso. Sono i soldi destinati all’Università di Bergamo dal Fondo di finanziamento ordinario dello Stato, la principale fonte di entrata degli atenei italiani.

Visti i tempi di vacche magre, limitare i danni a un calo dei finanziamenti dell’1,34 per cento è già un buon risultato. Prova ne è il fatto che il bilancio preventivo 2014, approvato dal Cda dell’ateneo dieci giorni fa, ha messo a budget fondi statali per 32 milioni di euro, preventivandone 33 per il 2014. L’altra buona notizia è che delle 54 università statali italiane la nostra è quella, in assoluto, che perde meno soldi.

La riduzione dei fondi, su scala nazionale, va dai 477.336 euro di Bergamo ai 26 milioni persi dalla Sapienza di Roma, per una media che si aggira sul 4 per cento di finanziamenti in meno. A perdere di più sono gli atenei più grandi (Roma, Napoli, Bologna), tengono invece le strutture di media entità, in particolare quelle che si sono distinte nella ricerca.

È il caso di Bergamo, già premiata dal primo rapporto Anvur (Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca). A fronte di una «quota base» di finanziamenti storicamente bassa (28 milioni e 700 mila euro), cresce la «quota premiale» (oltre 5 milioni e 800 mila euro) che mette insieme diverse voci: il numero degli studenti e dei crediti maturati, la qualità dei docenti neo-assunti e un nuovo parametro che molto ha influito sulla distribuzione dei finanziamenti, la valutazione della qualità della ricerca (Vqr).

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