Massacrato a bastonate:
è un albanese di 37 anni

Lo hanno massacrato e sono fuggiti, abbandonando il corpo in un campo di Verdellino: colpi di bastone, o spranga, che lo hanno sfigurato tanto da renderlo irriconoscibile. Solo attraverso le impronte digitali è stato possibile identificare la vittima, un albanese di 37 anni di Verdellino.

Lo hanno massacrato e sono fuggiti, abbandonando il corpo in un campo di Verdellino: colpi di bastone, o spranga, che lo hanno sfigurato tanto da renderlo irriconoscibile. Solo attraverso le impronte digitali è stato possibile identificare la vittima, un albanese di 37 anni di Verdellino incensurato con un piccolo precedente risalente a dieci anni fa.

A trovare il cadavere è stata una coppia, marito e moglie residenti in paese, che domenica 8 dicembre alle 7,55 ha portato il cane a fare una passeggiata. I due hanno imboccato via Garibaldi, una strada in mezzo ai campi a fondo chiuso, dove spesso si appartano le coppiette e qualche prostituta con i clienti. Percorsa una ventina di metri, sulla sinistra andando in direzione di Zingonia, marito e moglie hanno visto qualcosa nel campo, che è diviso dalla strada da una piccola roggia.

Il corpo dell’albanese era completamente vestito, a pancia in su: scarpe scure, pantaloni verde oliva, cintura scura, maglietta rossa, camicia bianca a righe verticali scure e un maglione marrone a righe orizzontali chiare. Accanto alla testa con corti capelli neri, coperta di sangue, l’unico indumento che non era indossato, un giaccone scuro.

Sul corpo, a un primo esame esterno, sono state trovate ferite solo sulla parte alta, la testa in particolare. Ferite sia nella parte posteriore del cranio che sul viso, procurate con un oggetto contundente che non è stato ritrovato sul luogo del delitto, probabilmente un bastone, una spranga o una mazza. Nelle tasche non sono stati trovati documenti e l’uomo non aveva anelli, collane o tatuaggi. Per identificarlo è stato necessario ricorrere alle impronte digitali.

Nel campo sono rimaste due grosse pozze di sangue nel punto in cui giaceva il corpo e altre tracce più piccole, una decina, tutte repertate dai carabinieri. Sulla strada non è stata trovata nessuna macchia, segno che l’aggressione è avvenuta proprio in quel campo. L’assassino o gli assassini, quindi, non l’hanno ucciso in un altro luogo e scaricato dall’auto già morto - con quelle ferite avrebbero lasciato una scia di sangue - ma, secondo le prime ipotesi investigative, sono arrivati insieme a lui, l’hanno aggredito selvaggiamente e poi l’hanno lasciato a terra, scappando sulla stessa auto e portando con sè l’arma del delitto.

Le modalità dell’omicidio fanno pensare a una lite sfociata in una violenta aggressione, per motivi che sono ancora tutti da accertare. Droga, furti, spartizione del territorio o una semplice litigata per futili motivi?

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Eco di Bergamo Il luogo dell’omicidio