Materne ed elementari paritarie: troppo scarsi e in ritardo i finanziamento dello Stato

E’ sempre più acceso il dibattito su Scuola non statale e riforma, sui rischi e le opportunità della scelta.

A questo proposito appaiono significativi i dati di una recente pubblicazione del ministero dell’Istruzione sul mondo della scuola non statale: si scopre che nel decennio che va dal 1991 al 2001 a livello nazionale hanno chiuso i battenti 2.539 istituzioni scolastiche non statali (pari al 13,6% del totale), passando dalle 18.691 del ’91 alle 16.052 del 2001. Sono anche diminuiti del 13 per cento gli alunni iscritti (con un forte segno meno di 172.339 studenti), da 1.324.995 a 1.152.656, complice però il decremento demografico che ha interessato anche le scuole statali. Parallelamente alla chiusura di molte scuole non statali, quelle rimaste aperte hanno comunque fatto i conti con il necessario aumento di insegnanti (e dei costi), che sono aumentati complessivamente nel decennio di oltre 10 mila unità: da 105.780 prof del ’91 a 116.129 del 2001.

Analizzando questi dati la rivista Tuttoscuola cerca di intravedere, tra opportunità e rischi, che cosa cambierà per le scuole non statali con le innovazioni previste dalla riforma Moratti. Una riforma - sottolinea la rivista - che significa cambiamento e soprattutto aumento rilevante di spese. Quindi se i finanziamenti per l’attuazione della riforma nelle scuole statali rappresentano già oggi un grave problema, ci si chiede cosa potrà significare a maggior ragione per le scuole paritarie affrontare le novità della riforma come l’inglese per tutti, l’informatica e così via. Alla luce - commenta la rivista - della cronica incertezza dei contributi finanziari dello Stato verso le scuole paritarie, appartenenti al sistema pubblico integrato di istruzione.

Anche perché, com’è noto, le risorse già assegnate alle scuole paritarie ma non ancora accreditate, cioè annunciate ma non trasferite alle scuole, ammontano a oltre 100 milioni di euro e si tratta di contributi già destinati per il 2001 e il 2002 per la parità. Una scarsità di finanziamenti che ha già colpito pesantemente anche le materne e le elementari paritarie bergamasche.

In Bergamasca le scuole materne non statali accolgono oltre il 70% dei bambini che frequentano le materne. Mentre a livello nazionale l’indagine del ministero registra che le scuole dell’infanzia non statali da sole rappresentano più del 60 per cento dell’intero sistema non statale. In generale, se si guarda solo alle classi funzionanti, le non statali rappresentano in media l’11,16% del totale delle classi funzionanti con punte estreme nelle scuole dell’infanzia che toccano il 38,35% delle sezioni dell’intero settore a fronte del 3,36% delle classi nella scuola media. Gli alunni sono in proporzione al numero delle classi, con un rapporto di poco superiore (11,54% del totale dei ragazzi iscritti).

Su l’Eco di Bergamo del 19 marzo 2003)

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