Meningite, aumentano i casi in Bergamasca

Meningite, aumentano i casi in BergamascaDa gennaio a oggi 15 episodi. L’Asl: nessuna epidemia, la vaccinazione di massa non è giustificabile

Anche se il dato epidemiologico è in sensibile aumento rispetto agli anni scorsi - già 15 casi nel 2004 contro i cinque del 2001 -, non c’è alcun motivo di preoccuparsi al punto da «invocare» la vaccinazione meningococcica di massa. Parola di Claudio Sileo, direttore sanitario dell’Asl di Bergamo, secondo cui l’aumento dei casi di meningite meningococcica nella nostra provincia non è attribuibile ad un’epidemia in corso in Bergamasca.

«È vero - spiega Sileo - che nel giro di pochi anni il trend dell’infezione da meningococco è cresciuto in misura significativa, ma da qui a dire che stiamo subendo una sorta di epidemia ce ne passa. Innanzi tutto perché ci troviamo di fronte a singoli episodi che, anche grazie alla profilassi antibiotica messa in atto dall’Asl, non si sono mai ripetuti all’interno dello stesso paese. In secondo luogo i singoli casi si sono verificati in paesi diversi, geograficamente distanti tra loro, senza che ci fosse alcuna correlazione tra un caso e un altro. In terzo luogo, infine, anche l’età dei soggetti fino ad oggi colpiti è molto diversa e varia da caso a caso. Si tratta di semplici indicatori, ma in grado di dare un’idea precisa di quanto sta accadendo».

Sileo non scarta a priori l’ipotesi di sottoporre la popolazione ad una vaccinazione di massa preventiva, ma - sottolinea - «prima di arrivare a tanto è necessario che esistano realmente le condizioni, almeno 20 casi ogni milione di abitanti, e tutti dello stesso ceppo, in questo caso il ceppo C. Ad oggi, dei 15 casi registrati l’85% fa riferimento al gruppo C, vale a dire quasi 13 casi, un numero decisamente lontano da quello da cui si potrebbe partire per promuovere la vaccinazione di massa. Certo è che se nei prossimi anni anche la Bergamasca dovesse raggiungere questa diffusione, una campagna vaccinale potrebbe anche essere organizzata, con un investimento di circa due milioni di euro: ad oggi, però, non è assolutamente giustificata dai numeri».

In farmacia - osserva Natale Lorenzi, responsabile del Servizio di epidemiologia e prevenzione delle malattie infettive dell’Asl - «è comunque a disposizione il vaccino efficace contro la meningite di tipo C, ma a decidere il suo eventuale utilizzo deve tuttavia essere sempre il medico o il pediatra, d’intesa con i genitori, dopo aver valutato in maniera approfondita la situazione personale del paziente. I microorganismi responsabili della meningite hanno scarsa capacità di sopravvivere nell’ambiente esterno e pertanto non sono necessari interventi di disinfezione ambientale. La trasmissione del microbo avviene per contatto "interumano", tramite cioè le secrezioni delle mucose della faringe e del naso, ma l’infezione non determina obbligatoriamente una sindrome meningitica».

(18/11/2004)

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